Roma - Dopo la sconfitta contro la Juventus e le numerose polemiche che ne sono susseguite, uno solo era l’imperativo per i giocatori della Roma nella partita contro il Chievo: vincere! Ed è proprio la quinta vittoria di questo campionato che i giallorossi sono riusciti a portare a casa, di fronte ad uno stadio con 41.522 spettatori. Per l’occasione Garcia, che è riuscito a recuperare una buona parte degli infortunati, ha schierato il solito 4-3-3 con il tridente inedito Totti-Ljajic-Destro. Corini ha invece risposto mandando in campo un 3-5-2, affidandosi in attacco a Paloschi e Maxi Lopez. Sin dal primo minuto è risultata evidente la grande voglia dei giocatori romanisti di ritrovare subito la vittoria. La prima occasione per i giallorossi di ribaltare il risultato non è tardata ad arrivare: al quarto minuto Destro ha trasformato, con uno splendido colpo di testa, un calcio d’angolo di Pjanic in goal.
Roma - Per la gioia degli appassionati di cinema, il 16 ottobre ha preso il via a Roma la nona edizione del Festival internazionale del film di Roma, la manifestazione si concluderà il 25 ottobre. In 10 giorni saranno presentati 51 lungometraggi nelle sezioni ufficiali e 24 anteprime mondiali di cui 6 internazionali e 11 europee. La grande novità di quest’anno è rappresentata dal fatto che per la prima volta non ci sarà una giuria a decidere l’assegnazione dei premi, ma i vincitori saranno decretati dagli spettatori dei film, con le preferenze espresse all’uscita delle sale. Le pellicole che saranno presentate al festival sono state divise in quattro categorie: Cinema d’oggi con film di registi sia affermati che giovani; Gala, con film appartenenti al genere popolare; Mondo genere, aperto alle pellicole appartenenti ai più diversi generi cinematografici e Prospettive Italia, nella quale vengono presentate le nuove tendenze del cinema nazionale documentaristico e di fiction.
Roma - Per me “Il Mercante di Venezia” è sempre stata la sinfonia della giovinezza. Antonio, Bassanio, Lorenzo, Porzia, Jessica, sono l’incarnazione del sublime epigramma di Sandro Penna: “Forse la giovinezza è solo questo / perenne amare i sensi e non pentirsi”. In nome dell’amore non c’è pentimento se si domanda una fortuna in prestito ad un amico con il rischio di rovinarlo; in nome di una libbra d’amore non c’è rimpianto se, per un amico, sei disposto a dare in garanzia una libbra della tua carne; e non c’è tormento, né dolore, se, per seguire un uomo che ti fa una serenata giù dal balcone, fuggi dalla famiglia, calpesti il cuore di un padre che per te solo vive, trafugandogli dalla casa le cose più preziose; persino quando, (come nel caso di Porzia - Amleto), l’ombra del padre defunto continua a condizionare la tua scelta d’amore, tenendoti a guinzaglio, direttamente dall’Ade, o il dogma cieco di una legge sembra spegnere definitivamente il tuo sogno di felicità, intervengono puntuali un sotterfugio o un travestimento, un colpo di teatro e di giovinezza, (che son la stessa cosa), in grado di infrangere gli ostacoli.
Roma - Trappola mortale (Deathtrap) è un testo teatrale avvincente che usa il pretesto del tono noir per descrivere l’avidità dell’uomo senza scrupoli alla continua ricerca del potere, della realizzazione personale e dei propri insaziabili istinti. Sydney Bruhl è un commediografo ormai finito, incapace di dare tensione e drammaticità ai testi che porta in scena. La prima del suo ultimo spettacolo, un giallo, è un incredibile fiasco. Forse solo un nuovo inatteso successo potrebbe salvare la sua reputazione di scrittore e l'occasione d'oro gli viene offerta dal giovane Clifford Anderson che ha appena terminato di scrivere un giallo veramente avvincente: “Trappola mortale”. Emerge con forza ed evidenza il fatto che dentro ogni trappola se ne nasconde un’altra come dentro ogni uomo non esiste una sola anima, ma una confraternita in lotta tra di loro. Dal testo di Ira Levin, scrittore statunitense di successo e indimenticato autore di Rosemary's Baby, un classico del giallo teatrale che si presenta come un perfetto gioco a incastri tra umorismo, suspence e forte tensione narrativa, in una nuova edizione aggiornata da Luigi Lunari.
Dopo mesi di attesa e di promesse (in parte mantenute), The Walking Dead ritorna col consueto giorno di ritardo rispetto al palinsesto americano su quello italiano della Fox e lo fa con un episodio shockante, violento e totalmente privo di quelle lunghe pause che erano state tanto criticate ai vecchi showrunner, Frank Darabont e Glenn Mazzara. Recensirò in rapida successione gli eventi, perché sento il bisogno di parlare a parte della trasformazione del protagonista dello show, l'uomo intorno al quale sta ruotando l'intero universo di The Walking Dead, e cioè l'ex-sceriffo Rick Grimes. In soldoni, i nostri eroi, intrappolati nel famoso vagone A di Terminus, vengono portati in una grossa stanza che fa da mattatoio, e rischiano seriamente di venire sgozzati (come succede a qualche tipo che li precede nell'ordine di esecuzione) fino a che un assalto disperato e portato avanti dalla rediviva Carol, insieme ad una perfetta e tempestiva invasione di uno sciame di erranti, porta il caos a Terminus.
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