Oggi al calendario si strappa un’altra pagina per andare avanti nel tempo.
Ma proiettarsi al futuro è soprattutto saper cogliere l’insegnamento di ciò che è stato.
Così il 27 gennaio custodisce la coscienza dei vivi che si connettono ai morti.
Per non dimenticare.
Per scoprire che, anche se non siamo stati vittime dell’abisso, abbiamo il dovere di custodirne il ricordo, perché la memoria non sia solo un atto mentale, ma un tessuto vivo che unisce vecchie e nuove generazioni.
Allora il mio pensiero va a loro.
Ai giovani, testimoni di una libertà tramandata, il cui prezzo è talmente alto che nemmeno la vita stessa può più bastare a ripagarla.
Allo zio Felice, che non era ebreo, ma fu catturato durante un rastrellamento.
In quel viaggio tra la vita e la morte, quando tentò il suo salto per mettersi in fuga.
Ai suoi amici disse che quel tentativo sarebbe stata, forse, l’ultima occasione di scegliere.
E scelse la vita!
Rimase nascosto tra i cespugli di un campo di passaggio per diversi giorni.
Mia nonna non ha mai smesso di raccontarcelo...
Il mio pensiero va al mio bisnonno, Lorenzo Fracchiolla, che non era ebreo.
Quando, mentre buttava giù due litri di olio di ricino, sognava la libertà di un antifascista.
Anche lui scelse la vita.
Perché combattere per certi valori, anche difronte alla morte è difendere la propria dignità. È rimanere sovrani, pur apparendo sudditi agli occhi del vile che impugna l’arma, credendosi il padrone.
Il mio pensiero va ai popoli romaní, ai neri europei, ai disabili, agli omosessuali, agli slavi, ai dissidenti. Persone sacrificate in nome della pulizia etnica e razziale.
Li vedo lassù ad indicare quel dittatore che si era creduto eterno, insieme alla sua ideologia…
Mentre ballano tra le nuvole, si tengono per mano a fare un girotondo.
Il cielo è dipinto dal profilo di un sorriso. Così anche le goccioline di ghiaccio prendono un aspetto materiale.
Per rimanere eterne. E non evaporare più.
Il mio pensiero va ad Anne, a Liliana, a Primo.
A chi è morto per un sì o per un no.
A chi è sopravvissuto per consegnare al mondo la sua verità.
“…Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve che non certe democrazie in cui imperano le plutocrazie…”
(Benito Mussolini da Opera omnia, vol. 32, pp. 170-171)
Allora avere memoria collettiva è l’unico fondamento su cui costruire, respingendo l’Olocausto, in tutte le sue nuove forme di violenza e intolleranza.
Era Il 27 gennaio 1945 quando le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia.
Ogni storia di resistenza e di coraggio è un canto:
…. Meditate che questo è stato…
(P. Levi, Incipit "Se questo è un uomo")