Nel cuore dell'inverno, quando le luci scintillanti adornano le strade e l'aria è pervasa da un profumo avvolgente di abete e cannella, il Natale si affaccia come un sogno incantato.
Nell’epoca in cui il frastuono dei centri commerciali sembra sovrastare il silenzio contemplativo delle piccole cose, qualcuno riscoprire momenti di intimità. Così, al di là del velo di consumismo che avvolge questo periodo, la scia di una magia profonda merita di essere scoperta, per tornare all’ essenza di ciò che significa celebrare.
E mentre il cielo mastica arcobaleni pastello, il Natale diventa un tempo di riflessione, il luogo incantato dove anche gli ultimi calzano la loro "scarpina dorata".
Allora, come Cenerentola indossa la sua per ballare nel castello, noi possiamo scegliere di divulgare parole incantate che annunciano la trasformazione dell’ordinario in straordinario: “Bibidi Bobidi Bu”.
Possiamo visualizzare un mondo dove le differenze siano celebrate e non temute.
Possiamo scoprire che il Natale è un’opera d’arte. Materia viva, tela, colori, musica, voce…
In queste notti accartocciate dal gelo che precedono la fine di un altro anno, anche la città eterna è stanca del freddo. Del profilo metallico che si delinea intorno a certe situazioni, agitate da un vento ostile.
E non basta una stagione rigida, quando a questa si aggiunge la guerra.
Così anche Babbo Natale ha perso le sue renne, sbattendo i piedi tra la polvere delle nuvole.
Nella metaforica altalena del dodicesimo mese dell’anno, il sacco è caduto, insieme ai suoi doni.
La testa cammina lontano dal corpo, immaginando altro.
Al “Bibidi Bobidi Bu”, le collane legnose dei pini appaiono carrozze brillanti.
Le serve prendono il posto delle regine.
Gli animali diventano cocchieri.
Un anziano disegna i lineamenti di una gioventù opaca, senza più rimpianti.
Nella cenere si specchia l’argento della notte. E finalmente chi ha peccato si libera della sua pena.
Le strade profumano delle note balsamiche della natura.
Qualche castagna scoppietta tra le mani di un bambino.
I tetti pan di zenzero avvolgono case basse.
Si sente cantare la luna tra i lacci delle stelle.
La gente si prepara al grande ballo.
Le guerre diventano antiche leggende.
E mentre si avvicina la mezzanotte, annunciata dai rintocchi del campanile,
noi siamo già a riparo nel nostro castello.
Indossando un sogno.
Senza più paura.
“…È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio…”[1]
Buon anno nuovo!
[1] Tratto da “il Piccolo Principe", Antoine de Saint-Exupéry