26 Agosto 1789: promulgazione della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, base della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo” adottata dalle Nazioni Unite nel 1948.
E’ stato colmato, nel tempo, lo storico divario tra le enunciazioni di principio e le reali disuguaglianze in riferimento alle donne? Queste disparità, nel trascorrere dei decenni, si sono sedimentate generando delle contraddizioni, una delle quali é descritta molto bene da Simone de Beauvoir ne Il secondo Sesso:
«C’è una strana malafede nel conciliare il disprezzo per le donne con il rispetto di cui si circondano le madri. È un paradosso criminale negare alla donna ogni attività pubblica, precluderle la carriera maschile, proclamare la sua incapacità in tutti i campi, e affidarle l’impresa più delicata e più grave: la formazione di un essere umano. Ci sono molte donne a cui i costumi, la tradizione negano ancora educazione, cultura, responsabilità, attività, che sono privilegio degli uomini e nelle cui braccia, ciò nonostante, si mettono senza scrupoli i figli, come prima le si consolava con delle bambole della loro inferiorità nei confronti dei maschi; si impedisce loro di vivere; in compenso, si permette loro di giocare con bambole di carne e d’ossa”.
E’ evidente quindi la necessità di un’azione forte che consenta di concretizzare gli enunciati normativi citati. In prima fila in tale opera sono le donne stesse, che condividono le loro storie per muoversi in maniera solidale. E’ questa la prospettiva del convegno internazionale che si é tenuto a Roma a Palazzo Montecitorio con il prestigioso patrocinio della Camera dei Deputati. L’evento é stato intitolato: “Voci di donne per un futuro di pace e di giustizia”. L’organizzatrice é stata la Presidente dell’Associazione ACMID-Donna Onlus On.le Souad Sbai. Tra le qualificate relatrici si ricordano Monique Mukuna Mutombo, già candidata alla Presidenza della Repubblica Democratica del Congo; Aicha Rahal, Presidente Associazione Donne del Saharawi; Nawabi Frozan, già Direttrice Generale per i Diritti Umani Ministero Affari Esteri dell’Afghanistan.
Dai loro interventi é emerso che il convegno ha inteso fare il punto su questioni cruciali per le donne come l’impatto delle disuguaglianze di genere, il diritto di famiglia, la presenza delle donne ai vertici delle società, con uno sguardo alto verso il contesto globale, con particolare attenzione agli effetti sulle donne africane ed afgane.
In riferimento all’Europa la condizione femminile ha compiuto significativi passi in avanti, guadagnando posizioni di rilievo nel lavoro e nella leadership. Eppure, nonostante tali innegabili progressi, restano da compiere ulteriori passi in avanti specie nell’accesso alle istituzioni e nella parità salariale. Nel complesso le prospettive sono incoraggianti.
Come accennato, in un mondo globalizzato la questione in oggetto richiede una prospettiva internazionale. La lotta delle donne per i loro diritti umani richiede di essere sostenuta, specie in riferimento, ad esempio, alla libertà di espressione. Dalle testimonianze offerte dalle autorevoli relatrici é emersa una situazione drammatica in molti Paesi in cui sono state cancellate di colpo anni di conquiste, per cui le donne sono nuovamente escluse dall’istruzione, dalla vita pubblica. Si tratta di una vera e propria emergenza. Sono sovente dei costumi culturali velati o palesi formulati in norme giuridiche discriminatorie, specie nei Paesi che si ispirano alle prescrizioni della Sharia, a limitare fortemente la vita delle donne. Queste restrizioni sono favorite da interi strati della popolazione in condizioni economiche di elevato bisogno, vicino agli stenti. Una delle conseguenze é lo sfruttamento delle donne a cui é di fatto impedito, non solo di studiare ma, in alcuni casi, anche di far sentire il loro pensiero, riducendo al silenzio la loro intelligenza.
Per ridare dignità al ruolo delle donne una delle possibili strategie é quella di esercitare una pressione morale sui Governi autoritari accanto ad una maggiore possibilità di accedere al possesso della terra, al credito ed all’uso delle tecnologie. Spesso, infatti, sono proprio le donne le interpreti principali dei programmi di sviluppo e di crescita economica di Stati arretrati. Questo significa che l’ emancipazione femminile é una battaglia per una trasformazione positiva della società per il bene comune.