Esattamente contro il Galatasaray, sul campo dello Sparta i Biancocelesti vanno sotto e poi recuperano con autorità.

Praga - L'andata degli Ottavi di Europa League, per la Lazio, segue senza grosse differenze il copione già inscenato nei Sedicesimi col Galatasaray. Contro lo Sparta Praga, su un campo difficile come quello del Letna, i Biancocelesti pagano la solita disattenzione difensiva e subiscono il gran gol di Frydek, prima di pareggiare con un inserimento da corner di Marco Parolo e controllare l'1-1 fino alla fine.

Stefano Pioli, ormai costretto a sperare in un'impronosticabile vittoria finale dell'Europa League per vedere la sua Lazio nelle prossime competizioni continentali, presenta al Letna l'11 migliore a sua disposizione: davanti a Marchetti, così, la linea difensiva vede Konko, Bisevac, Hoedt e Radu, pagando il solito infortunio di Stefan de Vrij e le dubbie condizioni di Dusan Basta.

Il trio di centrocampo, con Capitan Lucas Biglia ad impostare, si completa con gli incursori Marco Parolo e Sergej Milinkovic-Savic, mentre a Candreva e Keita (e dunque non a Lulic, come ampiamente pronosticato dai media) tocca il difficile compito di attivare l'unica punta, Alessandro Matri.

Lo Sparta Praga, imbattuto in Europa League proprio come la Lazio, si rileva però sin da subito ben più della vittima sacrificale prevista dai meno preparati: contando sull'apporto di un pubblico calorosissimo, il gruppo di Scasny sfiora l'1-0 con Lafata, prima di trovare il gran tiro al volo vincente di Frydek , bravo al 13' sia a concludere scavalcando Marchetti che ad approfittare di una lettura approssimativa di Hoedt. La Lazio, però, non perde la bussola dopo lo svantaggio; anzi si scuote, ed inizia a macinare quel gioco che, almeno in Europa, al consorzio del Presidente Lotito non è mai mancato. Il pari, intorno alla mezz'ora, è cosa fatta: una conclusione praticamente impossibile di Candreva viene miracolosa salvata in calcio d'angolo dal portiere Bicik e, sullo stesso calcio d'angolo, l'incornata di Hoedt carambola sui piedi di Parolo, lesto ad insaccare l'1-1.

Il terzo gol in Europa League del centrocampista biancoceleste sprona la Lazio a fare meglio nella ripresa, gestendo con sicurezza la partita sia dal punto di vista del gioco che delle conclusioni; Candreva, ancora, colpisce una traversa clamorosa con un tiro simile (ma addirittura più difficile) di quello del vantaggio di Frydek . Interessata principalmente a mantenere il risultato, la squadra di Pioli rischia ancora solo con una conclusione da fuori di Marecek, bloccata con sicurezza da Marchetti al 77', quindi amministra fino al triplice fischio finale. Il match di ritorno, per i valori visti in campo, pare ampiamente alla portata della Lazio.

Ciò che continua a non parere alla portata della Lazio, invece, sono i problemi legati alla tifoseria: anche con lo Sparta, come contro molte altre squadre (col Napoli recentemente in Serie A, ma addirittura peggio in Europa con Leverkusen, Ludogorets, Moenchengladbach etc…), una fetta dei supporters biancocelesti ha costretto l'arbitro a sospendere la partita per degli ululati razzisti ai danni del colored Costa. La posizione da prendere, se da una parte è di netta censura all'operato dei tifosi (probabilmente nemmeno consci del vero significato dell'ideologia razzista cui la Curva Nord si vuole rifare), dall'altra è di totale critica verso la regola della responsabilità oggettiva applicata dalla Uefa. Per le società non è infatti possibile controllare il comportamento di ogni singolo tifoso, né individuare e discriminare gli "ululatori" rispetto a quelli corretti: le sanzioni, la chiusura degli stadi e le sconfitte a tavolino (rischio più che concreto per la Lazio, già diffidata dalla Uefa) continuano così a piovere sulle teste dei club in un clima di totale ingiustizia, non colpendo mai i veri responsabili di questi atteggiamenti.