Ai microfoni di Roma Radio il 29enne Ervin Zukanovic, difensore della Roma e della Nazionale bosniaca.

Siamo curiosi della tua storia personale. Tu sei originario di Sarajevo, che era una città meravigliosa poi sconvolta dalla guerra. Quali sono i tuoi ricordi da bambino della tua città?

Certo mi manca quella Sarajevo.

Sono nato e cresciuto là, lì ho cominciato a giocare. Lì ci sono tutti i miei amici e la mia famiglia. Sarajevo è una città bella, storica. Era una città multiculturale. Ogni volta che ho tempo libero mi piace tornarci.

Tu ha fatto parte del Bubamara, una scuola calcio nata proprio durante la guerra sotto le bombe

Sì, quando c'è stata la guerra sono scappato con la mia famiglia, siamo stati anche in Germania. Sono stato via 5 anni. Quando sono tornato tutti mi parlavano di questa scuola calcio dicendo che era una delle migliori del nostro Paese. E mi sono deciso ad andare là. Ci sono stato 2 o 3 anni. Io non ricordo tante cose della guerra, ci sono stato solo un mese. Edin (Dzeko) c'è stato 5 anni, lui l'ha vissuta più di me. Il Bubamara non ha una prima squadra, ha solo le giovanili e così quando sono cresciuto ho scelto di andare allo Zeljeznicar. Lì ci siamo conosciuti con Dzeko e siamo rimasti tanti anni insieme. Poi lui ha proseguito la sua carriera in Repubblica Ceca, io invece ho preso strade differenti. Quando la vita è così, non c'è sempre spazio per tenere i contatti con i tuoi amici.

Quale è stata la tua evoluzione calcistica?

Da ragazzo ero anche mediano difensivo. Poi sempre difensore centrale. Quando sono arrivato in Italia al Chievo ho giocato anche terzino a sinistra.

Che ruolo preferisci?

Non preferisco niente, preferisco giocare. In Italia ho giocato con due o tre moduli differenti, anche con altri allenatori.

Contro il Sassuolo c'è stato un momento in cui Spalletti ti diceva in maniera veemente di giocare la palla su Keita

Lui è un allenatore molto critico, emozionale. Uno che va ascoltato. Dobbiamo accettare quello che lui dice e fare ciò che vuole. Questa è la maniera giusta di fare. Adesso giochamo bene, siamo più organizzati...

Dopo le parole di Luciano Spalletti a fine partita col Real, come vi siete sentiti?

Dopo il Real tutti eravamo un po' dispiaciuti perché abbiamo avuto tante occasioni da gol, tanti uno contro uno con il loro portiere. Mentre loro non hanno fatto lo stesso con noi. Abbiamo giocato bene al Bernabeu, ma adesso è più importante il campionato. Ci sono 10 partite per andare in Champions. Perché la Champions è una bella cosa. A Madrid è stata la mia prima volta nella competizione, ci vogliamo tornare. Bisogna lavorare duro per tornarci. 

Quella di Udine è una trasferta difficile

Dobbiamo come sempre andare lì e giocare il nostro calcio. Qui in Italia nessuna squadra è facile. Sono tutte dure anche se loro stanno passando un momento di difficoltà. Loro giocano a 3 bisogna prepararla bene e vincere.