Roma – E’ stato un sogno a lungo agognato, sospirato in un tutto il Leicestershire e non solo. Alla fine il Leicester City, spinto da ogni parte del mondo, è riuscito nell’impresa: ha vinto la Premier League.

Di parole, riguardo la cavalcata trionfale dei Foxes, se ne sono spese tante. Le motivazioni del peso mediatico di questo avvenimento sportivo sono molteplici e tutte valide. In primis non si può non sottolineare la portata di questo successo: il Leicester City è una società che vanta ben 132 anni di storia ma che, prima di oggi, aveva un palmarès praticamente vuoto se non per tre Coppe di Lega e una Community Shield.

A questo bisogna aggiungere come, appena due anni fa, la squadra si trovasse in Chamionship (poi vinta con seguente promozione in Premier) e come lo scorso anno, di questi tempi, praticamente la stessa rosa stesse lottando disperatamente per non retrocedere. Oltre al valore puramente sportivo va aggiunto a quest’impresa un lato emotivo fortissimo: la vittoria della Premier League, probabilmente il campionato calcistico più competitivo e ricco del mondo, da parte di una tale “cenerentola” ha inevitabilmente scaldato l’animo di chi segue e ama questo sport. E’ una vittoria che ha il sapore della speranza, che può riporre nella propria squadra anche chi non è abituato a vincere, il sapore della vera impresa eroica di una formazione “modesta” che attraverso l’impegno e la caparbietà riesce a tenere testa ai club più importanti del “pianeta calcio”.

Al di là di questo la celebrazione di questo successo è un evento che può essere goduto da tutti i tifosi di ogni squadra di pallone ( Tottenham compreso) per il suo carattere quasi “fiabesco” in cui tante piccole storie di rivincite personali si fondono in un unico, splendido, finale: dal tanto chiacchierato passato di Jamie Vardy tra fabbriche e braccialetti elettronici allo scaricato Huth, roccioso centrale, che il calcio d’oltremanica non aveva saputo accettare. Dal capitano Morgan, tacciato di essere troppo “grosso per giocare a calcio”, fino al terzino Simpson che non è mai riuscito a legare le proprie buone capacità ad un rapporto decente con la legge. Senza dimenticare poi colui che viene indicato come il vero artefice di questa clamorosa vittoria ovvero Claudio Ranieri: 28 lunghi anni di carriera come allenatore senza riuscire mai a trionfare realmente, a conquistare quel trofeo che lo avrebbe potuto portare nell’olimpo “degli allenatori vincenti”. Insomma questa squadra ci ha trascinati lungo la sua esaltante stagione, cominciata con una vittoria l’8 agosto scorso, perché in un mondo calcistico sempre più distante era piena zeppa di storie “normali”, vicine a noi e alla vita reale. E probabilmente anche perché il condottiero di questi ragazzi è un allenatore che, pur non essendo mai stato tecnicamente il migliore, ha sempre meritato quel pizzico di gloria che possono vantare solamente i “grandissimi”. Dopo il Nottingham Forrest di Clough e la conquista dei campionati europei da parte della Grecia nel 2004 questa è probabilmente la più grande impresa della storia del calcio moderno.

A donare la vittoria matematica del campionato al Leicester è il Chelsea che dopo una rocambolesca partita inchioda il Tottenham sul 2-2 a Stamford Bridge. Vanno dati comunque grandi meriti agli Spurs e Pochettino perché, in parte, per la squadra londinese vale lo stesso discorso che per i neo-campioni d’Inghilterra: ad inizio anno pochi avrebbero pronosticato un Tottenham capace di giocarsi il titolo fino all’ultimo togliendo un posto valevole per la Champions League a una squadra tra Manchester United, Manchester City, Chelsea o Liverpool. Nel frattempo consolida il proprio terzo posto l’Arsenal che vince 1-0 contro il Norwich mentre cade il City di Pellegrini che rimane quarto ma vede avvicinarsi i cugini dello United a -4.

Passiamo in Spagna dove continua la marcia delle prime tre: Barcellona, Atletico Madrid e Real Madrid. Trionfano tutte senza però convincere particolarmente. I blaugrana, dopo un primo tempo bloccato contro il Betis Siviglia, riescono a vincere 2-0 con i gol di Rakitic e Suarez ma soprattutto grazie alla voce grossa di Luis Enrique che, secondo i giornali spagnoli, si sarebbe fatto sentire con decisione negli spogliatoio tra le due frazioni di gioco. Risponde l’Atletico Madrid a cui basta Griezmann per domare il Rayo Vallecano mentre basta Bale ad un Real Madrid rimaneggiato in vista del ritorno della semifinale di Champions League per battere la Real Sociedad fuori casa. Si azzerano invece le speranze del Levante e di Giuseppe Rossi di rimanere in Liga: la sconfitta per 3-1 contro il Malaga costa caro alla squadra di Valencia che tornerà quindi in Segunda Division.

Infine in Germania il pareggio del Bayern Monaco contro il Borussia Monchengladbach fa rinviare la festa scudetto ai bavaresi alla prossima settimana. Vince invece il Dortmund, ben 5-1 contro il Wolsfburg, e si porta, ormai inutilmente, a -5 dalla vetta con due match ancora da giocare. Cade ancora l’Hertha Berlino che scende inesorabilmente in quinta posizione ed esce quindi dalla zona Champions scavalcato anche dal Monchengladbach.

In Francia invece facile trionfo del Psg  sullo Stade Rennais per 4-0. Viva ancora la lotta per il secondo posto tra Lione e Monaco: le due squadre infatti sono appaiate a 62 punti e si scontreranno sabato prossimo. In questa giornata i monegaschi si sono imposti 3-2 sul Guingamp mentre il Lione ha vinto 2-1 contro il Gazelec Ajaccio.