Negli ultimi mesi è uscita su Netflix una serie che ha conquistato, non solo gli schermi, ma anche il tempo libero di molti.

Non c’è da meravigliarsi se nelle tre settimane successive alla presentazione de La regina degli scacchi, le vendite unitarie dei set di scacchi siano aumentate dell’87% negli Stati Uniti e le vendite dei libri di strategie siano cresciuti del 603%, secondo la società di ricerca NPD Group. Il picco arriva dopo anni di crescita piatta o addirittura negativa in quelle categorie. Dunque, se una volta si pensava che il gioco degli scacchi fosse qualcosa di antico, grazie a Netflix pare che la storia sia cambiata.

Incentrata sul personaggio immaginario di Beth Harmon (Anya Taylor-Joy), un’adolescente prodigio degli scacchi che affronta i migliori giocatori del mondo, la serie in poco tempo è diventata la più seguita dello streamer, fino ad oggi, nei suoi primi 28 giorni dal rilascio.

Ispirati ad un romanzo del 1983 di Walter Tevis, gli episodi raccontano la storia di una grintosa ragazza degli anni ’60, che con la sua audacia ed eleganza  riesce a predominare in un ambiente di uomini. È un viaggio nel mondo degli scacchi con le sue regole, i suoi riti, i suoi valori di lealtà e amicizia, ma anche un percorso dentro l'anima  ossessiva ed imperfetta della protagonista. Sette episodi da gustare tutti d’un fiato, come un film esteso nel quale seguire l’evoluzione di questa intricata e complessa eroina, affetta da una costante inquietudine e dipendente da alcol e tranquillanti. Sullo sfondo scorrono Venus degli Shocking Blue, i vestiti e i colori degli anni ’60; per non parlare di New York, Parigi, Città del Messico e Mosca.

Se Anya Taylor-Joy e la sua Beth sono il centro attorno al quale tutto ruota, nella Regina degli scacchi, il regista non commette l’errore di annullare in lei il mondo che racconta. La sua macchina da presa la abbandona raramente, certo, ma non dimentica mai di rivolgersi anche altrove, di spiegare gli spazi fisici ed emotivi che la circondano e che attraversa, e le persone che incontra lungo la sua strada,  che la sosterranno fino alla fine anche quando sembrano svanire, o non farlo. Se Beth è la regina indiscussa della scacchiera e del racconto, gli altri personaggi sono re, torri, cavalli, alfieri e pedoni: funzionali al meccanismo, specchio della protagonista, indispensabili al dispiegamento della tattica narrativa. Ancora una volta, La regina degli scacchi si definisce, paradossalmente, attraverso ciò che non è, a dispetto delle apparenze. E non è una serie sugli scacchi. La storia di Beth Harmon è un racconto di formazione, fatto di crescita e  accettazione delle sconfitte che si trasformano in brillanti vittorie.