Di Parigi e dei suoi boulevards sono pieni gli schermi. Che sia dall’azione de Il codice da Vinci, al sensuale Ultimo tango a Parigi, passando per il genio alleniano di Midnight in Paris e le musiche di Moulin Rouge, sono davvero tantissimi i titoli ambientati nella capitale francese, per non parlare di quelli che già la citano nel titolo.

Non è da meno la nuova serie originale Netflix, figlia del creatore di Sex and the city, Emily in Paris, che vede come protagonista una freschissima e altrettanto spigliata Lily Collins, figlia d’arte del cantante Phil. In un’atmosfera tra Sex and the city e Il diavolo veste Prada, la nostra protagonista dall’invidiabile guardaroba, è una giovane donna made in Chicago, pronta ad un avanzamento di carriera, visto che la sua responsabile dell’azienda di marketing, dovrà trasferirsi per un anno a Parigi.

La vita come spesso capita ha altri piani: quando la capa scopre di essere incinta e non poter più andare a Parigi, il trasferimento tocca a Emily che, piena di speranze e buona volontà, parte alla volta di una città oltreoceano, di cui non conosce nemmeno la lingua.
Tra croissant, profumi e moda francese, Emily riuscirà ad affermarsi e a farsi apprezzare nella grande città. La serie suddivisa in dieci agili episodi, da circa 25 minuti l’uno, si muove tra coppie scoppiate, due mondi (quasi) opposti diametralmente e la fatica di vivere di una ragazza che si ritrova in una realtà tanto frizzante e romantica, quanto ostica e spinosa.

Tuttavia, le imprese vengono affrontate dalla giovane donna con il sorriso, l’allegria, la frizzantezza delle classiche commedie USA, pronte a prendere una piega drama e a restituire allo spettatore un prodotto dramedy, che non perde l’occasione di strapparci risate, regalarci leggerezza e offrirci un’occasione per prenderci una pausa dal resto del mondo.