Una delle opere televisive più rilevanti degli ultimi anni, e assolutamente da non perdere, è la serie tv americana Pose, ideata da Ryan Murphy, distribuita da Netflix e candidata a 2 Golden Globe: Miglior serie drammatica e Miglior attore in una serie drammatica per Billy Porter (Pray Tell).

Pose ci porta alla scoperta di un nuovo mondo, di uno strato ancora poco svelato della cultura LGBT, fatto di ballroom e di famiglie alternative. Potrebbe sembrare che la serie ci voglia raccontare solo di serate nei locali della Grande Mela, di vite all’insegna del glam, della comunità queer, di vestiti eccentrici, patine di paillette e gare di ballo, ma in realtà ci mostra molto di più.

Quella che ci viene raccontata, è una storia di lotta per i propri diritti e i propri sogni, di riscatto, di libertà, di accettazione della diversità degli altri e di se stessi; è una storia di diversi che si riconoscono, si proteggono, e si riuniscono in un’unica famiglia. Sotto la veste sgargiante e luccicante degli anni ‘80, si nascondono temi serissimi e decisamente drammatici, è purtroppo impossibile parlare della comunità Lgbt+ della fine degli anni ‘80, senza toccare il dolorosissimo tema dell’Aids. Immergersi nella comunità Lgbt+ della New York di questa decade, significa fare i conti con una delle parti più emarginate della società americana. Molti dei personaggi rappresentati non sono solo gay, lesbiche o trans, ma provengono da comunità nere e ispaniche, classi sociali disagiate e discriminate.

La scelta precisa di Murphy è stata fin dall’inizio quella di mettere assieme un cast inclusivo e rappresentativo di questa diversità, col risultato che Pose è la serie con più attori transessuali e queer nella storia. Le attrici Mj Rodriguez, Indya Moore, Dominique Jackson, Hailie Sahar, e Angelica Ross, hanno avuto tutte la possibilità di portare sullo schermo la loro storia di transizione e bellezza. La bellezza pop di Pose è proprio nella rappresentazione di luci ed ombre di ogni personaggio, delle loro battaglie interiori, della loro corrispondente rappresentazione esteriore,  e del loro modo di affrontare la società. Il merito di questa serie non è solo quello di mostrare l’estetica queer, ma è anche quello di farci conoscere la cultura di una comunità, come quella delle ballroom, che non sono solo il luogo in cui si organizzano sfilate a tema, ma sono soprattutto il posto in cui lo spirito d’unione della comunità queer si concretizza, dove ognuno è libero di esprimere e affermare la propria identità.

Pose fonda il suo fascino narrativo proprio su questo equilibrio fra lo splendente mondo delle ballroom e la profondità dei personaggi, costellati di intime sfumature. Quello che sembra un universo privatissimo o al limite comunitario, è invece qualcosa che a lungo andare ha pervaso un intero immaginario; nella stessa serie, viene fatto l’esempio della canzone di Madonna, Vogue, ispirata proprio al cosiddetto vogueing, tipo di ballo che si pratica nelle ballroom. Quello che la serie ci dimostra, e rappresenta, è il lungo percorso di accettazione che la comunità queer ha dovuto affrontare, a sta ancora affrontando, a partire dagli anni ’80, riuscendo poco a poco ad entrare nella cultura popolare.

Su Pose si potrebbe dire tanto altro di più. Per quale motivo non dovremmo assolutamente perdere questa serie tv? I motivi sono molteplici. Le tematiche profonde e riflessive, l’alto tasso emotivo che trasuda dai singoli personaggi, diversi e variegati, mossi da personalità forti e caratteristiche, ognuno con una propria moralità, che lottano appassionatamente e amano delicatamente.