Il regista Kapadia dirige ora il film sulla tormentata voce di “Back to black”, Amy Winehouse, la popstar di Camden Town.

Quest’anno ricorre il quarto anniversario della morte di Amy Winehouse, esponente della nuova generazione del jazz e del soul bianco, avvenuta il 23 luglio 2011 a Londra, presso il suo appartamento nel quartiere di Camden Town. Il regista, Kapadia, già autore di un apprezzato biopic su Ayrton Senna , dirige ora il film su Amy Winehouse usando come traccia narrativa del film le canzoni (tra le più note Back to Black, Rehab, Losing Game) dell'artista vincitrice di 6 Grammy Awards.

“Amy” uscirà in Italia solo il 15,16 e 17 settembre 2015, distribuito da Nexo Digital a ridosso di quello che sarebbe stato il 32° compleanno della cantante, nata il 14 settembre 1983.

In “Amy” saranno presenti materiali video e audio inediti e tantissime testimonianze della carismatica artista. «Tutto quello che dovevamo fare - spiega il regista Kapadia - era svelare i testi delle sue canzoni. Questa per me è stata la vera rivelazione: la scrittura di Amy. Tutti sanno come cantava, ma forse solo pochi si rendono conto di quanto scrivesse bene. Ha scritto testi e musica: tutto era suo». Fin dagli esordi lo stile musicale di Amy Winehouse combina elementi della musica soul e jazz degli anni sessanta, ma ha un suono R&B contemporaneo. Dal suo debutto Winehouse è stata valutata per i testi originali, sinceri e sarcastici.

Con la pubblicazione dell'album Frank, The Guardian ha scritto, "la musica di Amy Winehouse è da qualche parte tra Nina Simone e Erykah Badu, sembra innocente e disordinata". Come possiamo dedurre dal titolo, il film si propone non solo di elogiare una delle migliori musiciste dell’ultimo decennio, prematuramente morta di arresto cardiaco a 27 anni, ma di andare oltre la sua immagine pubblica e studiare la sua vera essenza, la ragazza che aveva un rapporto viscerale con la musica e che non ambiva in primo luogo alla fama. Il regista tramite i video amatoriali e foto di famiglia, torna indietro nel tempo e scopre una piccola Amy che fa boccacce durante i video girati in casa e che non ha ancora scoperto del tutto il suo talento, né tantomeno ha già deciso di cotonarsi i capelli.

Il regista tramite le immagini segue passo dopo passo la crescita dell’artista, mentre scopre il suo dono e il piacere di cantare per un pubblico raccolto, a cui raccontare le proprie esperienze in musica. Quel piacere resterà sempre tale ma diverrà una chimera, un sogno impossibile, man mano che le platee dei suoi concerti si allargano a dismisura e le copie vendute non si contano più. L'altro motivo che suscita interesse nel film sta nell'accento posto sulle parole delle canzoni , associate al suo vissuto, con un effetto ancora più trasparente sulla sua personalità introversa e profonda , perché le sue canzoni parlavano ancora più chiaro, con la loro grafia giovane ma il vocabolario scelto. Sarà anche impietoso, ma il ritratto che esce da Amy è quello di una piccola grande donna, con un dono unico, a cui la vita avrebbe insegnato a vivere, se solo il suo fisico gliene avesse lasciato il tempo. Le cause della morte dell’artista ancora oggi non sono del tutto chiare, probabilmente l’eccessiva fama ha portato la cantante in uno stato di malessere interiore e spaesamento che l’hanno condotta verso il tunnel della droga. La cantante, infatti, perde quattro taglie tra la pubblicazione del primo e del secondo album. Dichiara alla stampa britannica, interessata al fatto, che è stato a causa dei commenti che facevano sul suo peso.

Nell'ottobre 2006, la cantante ammette di aver sofferto di disordini alimentari: "un po' di anoressia, un po' di bulimia. Non sono del tutto a posto ma credo che nessuna donna lo sia". Nei mesi seguenti è presente sui tabloid britannici per problemi legati all'alcool, tra cui un'esibizione in stato di ubriachezza al The Charlotte Church Show. Le vengono chieste opinioni sulla violenza e l'alcool e risponde «mi diverto molto certe notti ma poi esagero e rovino la serata col mio ragazzo. Sono veramente un'ubriacona». Il 16 novembre 2006 appare al Never Mind The Buzzcocks visibilmente alterata e fa commenti sul presentatore Simon Amstell. Il 14 febbraio 2007, agli Elle Style Awards, la cantante viene vista con dei tagli e cicatrici su di un braccio; il portavoce della Winehouse attribuisce la colpa ad una caduta per strada. Le speculazioni sui problemi con l'alcool continuano quando vengono pubblicate delle foto che la ritraggono al reparto alcolici di un supermercato locale e in un pub a Camden Town. Alle 15:53 del 23 luglio 2011, la cantante viene trovata morta nel letto della sua casa al numero 30 di Camden Square. L'autopsia, eseguita il 25 luglio, non ha chiarito le cause. Dopo ulteriori esami tossicologici e istologici, il 24 agosto 2011 un portavoce della famiglia rende noto che «le analisi non hanno rilevato tracce di sostanze stupefacenti, solo tracce di alcool, ma non in misura tale da poter stabilire se e fino a che punto l'alcool abbia influito sulla sua morte.»

Dunque Amy Winehouse il 23 luglio 2011 entra nel “club del 27”, si aggrega ad altri artisti deceduti a soli 27 anni, tra cui Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, la cui morte fu una grande perdita per il mondo della musica, come lo è stata quella stessa di Amy Winehouse, ancora oggi motivo di ispirazione per numerosi artisti. "L'album dimostra , ancora una volta , che abbiamo perso il talento vocale di una generazione" afferma Garry Mulholland riguardo l’album , postumo alla morte dell’artista, “Amy Winehouse at The BBC”.