Il solo titolo del cortometraggio di Luca Esposito, "A piedi nudi", evoca simbolicamente il mondo dell’infanzia e la stagione estiva, in cui si vive di innocenza e libertà: corse a piedi nudi, bagni al molo e tuffi dagli scogli.
A piedi nudi è, tuttavia, anche una storia che ci riconduce inevitabilmente a particolari difficoltà quotidiane; quasi una versione moderna di Ladri di biciclette. Proprio per questa associazione con il famoso film di Vittorio De Sica, il cortometraggio ha tutti i connotati per essere definito di stile neorealistico. Questa caratteristica è palpabile ed emerge nelle scene e nella sceneggiatura del film.
Si esprime nell’ambientazione: nei contesti poveri e degradati di Napoli; nei personaggi: che risultano essere comuni o comunque persone ai margini della società; nello stile: diretto e semplice; nei temi: la povertà, il mestiere di arrangiarsi, la lotta per la sopravvivenza e la dignità umana. Per esprimere tutto ciò, il regista preferisce utilizzare riprese esterne e impiega, in parte, attori non professionisti. Tutto il cast si esprime a livelli altissimi, particolarmente il giovanissimo Antonio Guerra che nel film interpreta Carmine.
Protagonista del corto è Carmine, un bambino di circa 12 anni, che vive una situazione familiare difficile, in una Napoli Matrigna, che ruba a poco a poco la spensieratezza della sua giovane età. Tutto inizia con un furto di scarpe e una fuga sul lungomare di Napoli.
Per Carmine, proprio quelle scarpe rubate diventeranno il mezzo che lo trasporterà dall’infanzia ad una prematura età adulta. Per il nostro protagonista, l’adolescenza dura solo qualche secondo, in quei pochi scambi di battute con il suo primo amore estivo, Noemi. Il desiderio di leggerezza che anima il bambino, viene presto inquinato dall’incombere della realtà e dal contesto familiare/sociale in cui cresce: non frequenta più la scuola, per poter lavorare con il padre. L’adolescenza di Carmine è perciò un’eco lontana; suono che potrebbe corrispondere alla voce di Noemi, che richiama il nome del bambino, in uno spazio indefinito e ormai lontano. Nel corto, Carmine è protagonista di due fughe che rappresentano metaforicamente la rapida evoluzione del personaggio da bambino ad adulto: nella prima fuga, scappa dal proprietario delle scarpe (fuga innocente, giocosa e spensierata); nella seconda, fugge dai servizi sociali, che lo vogliono allontanare dal padre (fuga ansiosa, carica di preoccupazione). I due diversi stati d’animo rispecchiano chiaramente la presa di coscienza e la fine dell’infanzia del protagonista.
Le scarpe, che si presentano inizialmente come un semplice gioco infantile, un piccolo furto per colorare la giornata, a distanza di poche ore divengono, per il bambino, la consapevolezza della ricerca di un futuro migliore, e di riscatto, che non a tutti è concesso.