Tatuaggi che trasformano il corpo come la tela di un pittore; percing che inaspriscono lineamenti fisiologici rendendoli metallici; allenamenti ossessivi per scolpire muscoli; e ancora diete forzate, medicina estetica, botox, filler.

Insomma il corpo è diventato oggetto ossessivo e delirante espressione di una cultura non solo alla ricerca di giovinezza eterna e di bellezza apollinea ma quasi una spasmodica ricerca di Sé.

«Ogniqualvolta due persone si incontrano ci sono in realtà sei persone presenti. Per ogni uomo ce n'è uno per come egli stesso si crede, uno per come lo vede l'altro ed uno infine per come egli è realmente» (James W., 1890).

Il nostro corpo per noi è un oggetto speciale, che ci rappresentiamo sia attraverso un ‘immagine conscia, modellata da desideri, emozioni e ricordi, e sia tramite automatismi inconsci di uno schema innato. Ma lo schema e immagine possono scontrarsi o dissociarsi, ma questo lo vedremo dopo!

Un giorno il filosofo e fisico Ernest Mach, mentre viaggiava su un autobus, intravide nel vetro di un finestrino un uomo dall’aspetto trasandato, mal vestito e spettinato.” Dev’essere un insegnante in bolletta”, pensò. Solo dopo si rese conto che l’insegnante povero era lui: non aveva riconosciuto la sua immagine riflessa.

Questo aneddoto è un buon esempio del fatto che il nostro corpo ci appare in modo particolare. Benché possiamo rappresentarcelo come oggetto tra gli altri, a volte, quando lo vediamo in uno specchio o in una foto, addirittura non lo riconosciamo come nostro.

L’immagine che noi ci formiano del nostro corpo evolve nel tempo ed è in funzione all’ambiente in cui viviamo e alle relazioni che instauriamo. L’informazione che abbiamo su noi stessi è in primo luogo un ‘informazione sul nostro corpo, i suoi stati interni e la sua posizione rispetto a ciò che lo circonda.

Ma esistono 2 modalità di accesso al proprio corpo (Shaun Gallagher): l’immagine corporea argomento di discussione psicologica e lo schema corporeo che interessa maggiormente la neuropsicologia. Semplificando potremmo dire che l’immagine corporea è una rappresentazione conscia e parzialmente concettuale dell’insieme di ricordi, percezioni, emozioni, desideri che si modificano gradualmente nel tempo. Sull’immagine del nostro corpo che ci siamo costruiti mentalmente proiettiamo i nostri desideri, aspirazioni, intenzioni. L’immagine che formo di me può anche non essere armoniosa e coerente e/o generare conflitti. Infatti l’immagine di un “misero insegnante” che Mach percepisce nel vetro contraddice certamente ciò che pensava di se stesso. Concepiva la propria apparenza fisica come quella di un professore dignitoso ed elegante perciò non poteva riconoscersi nell’immagine del povero insegnante.

 È la rappresentazione mentale di noi stessi, come ci “vediamo” che influenza gran parte del nostro comportamento, delle nostre emozioni, dei nostri pensieri e la nostra autostima. Guardandoci allo specchio ciò che si riflette è l’insieme degli aspetti affettivi, emotivi e di pensiero a cui noi diamo una valenza. In sostanza, come ci vediamo e “sentiamo” nel nostro corpo e come pensiamo che gli altri ci vedano, sono dimensioni con cui ci confrontiamo quotidianamente, quasi senza accorgercene e ci influenzano, ci guidano e ci descrivono più di quanto immaginiamo.

Lo schema corporeo, invece, è una rappresentazione inconscia del corpo in relazione all’ambiente; è innata nel neonato ed è la rappresentazione organica nel nostro cervello del nostro corpo.

I due concetti condividono la possibilità di rappresentare la totalità e la complessità del corpo umano. Lo schema corporeo è un articolato schema percettivo legato al processo di localizzazione spaziale compiuto dal sistema nervoso, mentre l’immagine corporea include le componenti soggettivo-cognitivo-affettive delle rappresentazioni corporee. Oggettivo il primo e soggettivo il secondo costrutto ma che succede se entrano in conflitto?

Molto sinteticamente possiamo ipotizzare tre ambiti di disagio. Un primo livello riguarda una alterazione della percezione corporea: alterazioni più o meno gravi e che si riscontrano in vari disturbi dell’umore e nella depressione. Questa errata immagine corporea è spesso legata a fattori conflittuali. Un secondo livello è l'associazione con una concomitante alterazione dell'immagine corporea che nei casi più gravi può giungere fino a livelli di dispercezione delirante come dei disturbi del comportamento alimentare. Un terzo livello riguarda una frammentazione, più che una alterazione, dell'immagine corporea fino a giungere ad un dissolvimento dei confini dell'Io: è quanto osserviamo nelle psicopatologie gravi come la schizofrenia.

Amare sé stessi è l’inizio di un idillio che dura tutta la vita” (Oscar Wilde)