Per quale motivo il cibo é simbolo di identità culturale e perché ciò é rilevante? I regimi alimentari odierni sono il frutto di molteplici e differenti elementi che si sono sedimentati nei secoli.
Questo significa che tramite gli alimenti é come se rispondessimo alle domande: “Chi sono?”, “Da quale località provengo?”, ovvero quali sono le nostre radici e comunità di origine. Un esempio di come la scelta e la cottura di alcuni cibi diventi, nel fluire dei decenni, fattore identitario sono la carbonara e la coda alla vaccinara per i romani.
Tuttavia, tale espressione culturale in alcuni casi ha conosciuto difficoltà ed ostacoli, come nel caso del periodo del colonialismo nell’America Meridionale. Ne deriva che indagare sulla formazione, sul peso e sui riflessi nella popolazione di un’ alimentazione in un dato periodo, permette di cogliere in che modo le tradizioni culinarie siano storicamente evolute anche attraverso le influenze di ambienti culturalmente e geograficamente distanti (ad esempio in Italia con le invasioni barbariche e le dominazioni straniere). Questa rielaborazione, inoltre, evidenzia in che modo una comunità é stata in grado di assimilare differenti pratiche alimentari conservando contemporaneamente un vincolo stretto con i propri valori ed elementi identitari. Ciascuna cucina, pertanto, rappresenta un compendio di valori e significati che un popolo condivide ed in cui si riconosce. Si tratta, quindi, per gli abitanti di una determinata area, di un complesso di fattori immateriali, di simboli caratteristici, di grande rilevanza.
Questa valorizzazione culturale ed identitaria del cibo potrebbe, a prima vista, sembrare una celebrazione dei bei tempi passati. In realtà, tale riscoperta in chiave moderna costituisce una ricchezza. Il riferimento é alla considerazione che l’alimentazione và oltre la necessità della sopravvivenza. Essa rappresenta anche un mezzo per sostenere la biodiversità, la sostenibilità.
Inoltre, la gastronomia é soprattutto uno strumento di relazione, costituisce un potente mezzo di comunicazione non verbale fra le tradizioni culinarie che non ha bisogno di mediazioni. Il cibo é per i turisti un linguaggio privilegiato per conoscere gli ambienti, l’anima delle località che visitano, anche nel caso in cui non conoscano la lingua del posto.
Sulla base delle precedenti considerazioni, l’Università degli Studi della Tuscia, ha accolto in due dei suoi ambiente più prestigiosi – l’Aula Magna del Dipartimento di Studi Linguistico-letterari, Storico-filosofici e Giuridici, nell’antico convento di San Carlo, e il Polo bibliotecario umanistico-sociale presso il Complesso monumentale di Santa Maria in Gradi – un seminario internazionale intitolato: “Alimentazione e identità nello spazio lusofono, XVI-XXI secolo”. L’evento é stato dedicato ai rapporti tra alimentazione e identità nello spazio della lusofonia, cioè tutti i Paesi, sparsi nei quattro continenti, dove si parla la lingua portoghese. Le tematiche affrontate, comprendendo un lasso temporale tra il XVI e il XXI secolo, hanno creato un’interessante occasione di dialogo tra accademici portoghesi e italiani sotto il segno del cibo, elemento vitale e fortemente presente in entrambe le culture sudeuropee.
Nel corso del seminario internazionale ci ha gentilmente concesso un’intervista Francisco de Almeida Dias, Professore di Letterature dei Paesi di espressione portoghese e Lingua e Traduzione portoghese e brasiliana presso l’Ateneo Viterbese:
Da chi è partita l’iniziativa?
Essa è originata dalla Professoressa ordinaria presso la Facoltà di Lettere dell’Universidade de Lisboa Isabel Drumond Braga. Ella é attualmente la massima esperta in Storia dell’Alimentazione in Epoca Moderna e Contemporanea in Portogallo. La proposta é stata immediatamente accettata dalla Direttrice della Cattedra Pedro Hispano di Viterbo Prof.ssa Cristina Rosa, la quale mi ha cooptato nel coordinamento scientifico.
Il seminario internazionale si é svolto nell’ambito delle attività della Cattedra Pedro Hispano in collaborazione con i corsi di Letteratura, lingua e traduzione dei Paesi di espressione portoghese presso il DISTU, il Centro di Storia dell’Università di Lisbona e del Progetto Porta Futuro Lazio della Regione Lazio. Inoltre, l’evento é stato organizzato sotto l’alto patrocinio di S.E l’Ambasciatore del Portogallo in Italia Bernardo Futscher Pereira, accanto ai prestigiosi patrocini del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi della Tuscia Prof. Stefano Ubertini; del Direttore del Dipartimento di Studi Linguistico-letterari dello stesso Ateneo Prof. Luca Lorenzetti.
Chi è intervenuto al seminario?
Accanto ai saluti istituzionali dei massimi rappresentanti dell’Ateneo ricordo quelli del Consigliere Agricolo per le agenzie dell'ONU dell’Ambasciata del Portogallo Ing. Nuno Manana. Successivamente hanno offerto il loro autorevole e qualificato contributo numerosi accademici e intellettuali i quali hanno analizzato, a livello internazionale, i rapporti tra cibo e identità lungo i secoli nelle culture lusofone. Tra i relatori italiani cito la Prof.ssa Maria Grazia Russo, lusitanista italiana di spicco, Rettrice dell'Università degli studi di Roma – UNINT, Presidente dell’AISPEB – Associazione italiana di studi portoghesi e brasiliani e Direttrice della Cattedra Vasco da Gama dell’Instituto Camões.
Dal Portogallo sono intervenuti la Prof.ssa Ana Isabel Buescu, esperta di storia culturale, delle mentalità e dei sistemi di rappresentazione in Età Moderna; il Prof. Bonifácio Rodrigues, specialista in turismo culturale e tre giovani ricercatori – João Pedro Gomes, Pedro Urbano e Iuri Fernandes – i cui lavori sono stati apprezzati come guida nelle loro materie di riferimento per il futuro.
Senza dimenticare la Cultrice di Portoghese presso il nostro Ateneo, Dott.ssa Emma De Luca, lusitanista ed esperta nell’insegnamento di lingue non materne, che ha partecipato con un’interessante relazione su cibo e ritualità nel Candomblé (religione afrobrasiliana n.d.r.) brasiliano.
Il seminario internazzionale si è concluso con la presentazione della traduzione in italiano del libro intitolato “Patrimonio. Un libro di ricette con dentro tante vite” di cui sono curatore. L’autrice é la Dott.ssa Marisa Araujo. L’opera racconta, intorno ad una ricetta della tradizione culinaria locale, le storie, semplici e straordinarie, di quattordici donne – tante quante sono le frazioni del comune di São Pedro do Sul, nel centro-nord del Portogallo. Il testo é stato vincitore della ventinovesima edizione dei Gourmand Awards, Food, Culture, Cooking with Words - Saudi Feast Food Festival, tenutosi a Riyadh nel 2023.