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Roma - Il racconto di una success story imprenditoriale può essere narrato in modi diversi, rispecchiando il differente approccio dei protagonisti e scrittori. A New York, in un roof garden, rappresenterebbe probabilmente la celebrazione del self made man, condito con una spolverata di calvinista visione della ricchezza, dell’uomo che ha come segno della benevolenza divina l’abbondanza dei beni.

La ciliegina sarebbe l’interpretazione psicologica del protagonista su come ha vinto la concorrenza dei competitor. A Roma, il 7 ottobre, nella nobile e prestigiosa Galleria del Cardinale, è stato presentato il libro: “Biscotti Gentilini: 125 anni di bontà (1890-2015)”. L’atmosfera dell’intervista della giornalista Rai, Maria Concetta Mattei, al Presidente Paolo Gentilini ed all’autrice Daniela Brignone è stata quella dei fratelli più grandi che raccontano ai più piccoli le vicende familiari davanti ad un camino. In questo clima colloquiale il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è riuscito a “driblare” alle domande quando è stato pungolato sulla richiesta di diminuzione delle tasse ed al sostegno alle piccole e medie imprese. A sostenere l’atmosfera confidenziale, provocata dal Presidente Gentilini con il suo racconto, c’è stata  anche la complicità di Pietro Barilla, nella qualità di presidente dell’AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiana). Nel corso dell’evento è stato presentato un folder celebrativo realizzato in collaborazione con Poste Italiane Filatelia. Al termine della presentazione abbiamo chiesto a Paolo Gentilini quali siano i punti di forza dei suoi prodotti.

“La tradizione delle ricette e l’artigianalità della lavorazione”. Ponete attenzione alla qualità del lavoro? “Sicuramente, ancora oggi assumiamo i figli dei nostri dipendenti, per cui sono i padri a trasmettere un dato modo di produrre". Paolo Gentilini, inoltre, pranza sovente a mensa con i suoi dipendenti (n.d.r.). La lettura del libro presentato è scorrevole. La saga della famiglia Gentilini è descritta inserendola nei contesti sociali ed economici nei quali si è svolta, con numerose testimonianze documentali. La figura di Pietro, il capostipite, e dei suoi successori è descritta mettendone in evidenza l’umanità, il duro lavoro, la professionalità ed una spiccata capacità di marketing. Due cose colpiscono del libro presentato: le foto di Pietro Gentilini, una da giovane ed una da uomo maturo; i cofanetti e le locandine pubblicitarie, soprattutto quelle fine Ottocento – inizio Novecento.

I secondi sono eleganti, molto curati, un esempio di raffinatezza. E’ molto più difficile descrivere con le parole lo sguardo del capostipite dei Gentilini. Nella prima foto si può intuire il sudore della gavetta, una volontà ferrea, unite ad una grande sensibilità. Nella seconda foto si intravedono, sotto il cappello, occhi che non sono stati piegati dagli anni. Vi è uno sguardo consapevole di sé, ma non arrogante.