“Sono andato per tracciare i contorni di un’isola e invece ho scoperto i confini dell’oceano”.

«Di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura: cosa sarò, dove mi condurrà la mia paura? La faccia di mio padre prende forma sullo specchio... le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio».

La prima citazione é illustrata nel Tractatus logico-philosophicus del filosofo viennese Ludwig Wittgenstein, la seconda frase é raccontata nel libro di Joseph Conrad La linea d’ombra. Potrebbero essere questi i paletti entro cui, con lo stile di un “narrator cortese”, é scritta l’opera I libri si sentono soli del Direttore dell’ANSA  Luigi Contu. La prima metafora sottolinea che, guardando solo al tracciato terrestre, é possibile delimitare  una porzione di terra in mare, ovvero i limiti umani, la quotidianità della propria vita. Alzando lo sguardo verso l’orizzonte si può intravedere, all’opposto, l’immensità degli abissi, quello che supera il contigente per un importante indefinibile ed imprevedibile.

Si tratta forse di un romanzo di formazione secondo i canoni di alcuni scrittori moderni che si atteggiano a guru? No. Si può dire che Luigi Contu abbia smesso gli abiti da lavoro, quelli di un noto e qualificato giornalista per condividere con i lettori alcuni suoi aspetti più intimi, personali, così come si fanno delle confidenze con amici di vecchia data. Si tratta di un’ umanità che, nel momento in cui l’autore ha iniziato a metterla su carta, non ha pensato di poter e voler trasferire in un libro.

Lentamente nel testo prende forma un cambiamento profondo che arricchisce l’anima ed il cuore di Luigi Contu lasciandolo entusiasta e sorpreso. L’opera é un percorso del desiderio nel senso etimologico del termine, ovvero quello di mancanza di stelle che, nel nostro caso, sono i libri. Detto diversamente, tutto inizia con un mondo che pensi di conoscere ed  una ricca, voluminosa biblioteca da dover traslocare celermente e con una buona dose di seccatura. In questa marea di testi Luigi Contu si sente come un capitano che deve tracciare una rotta per il mare aperto senza una adeguata strumentazione. Piano piano, con stupore, gli si manifesta la mappa del firmamento della propria famiglia accanto ad alcune coordinate della storia italiana. Esse, con la sapienza del cronista, vengono narrate con intriganti aneddoti o attraverso squarci della nostra identità. Nella stesura del libro é come se l’autore compisse un viaggio non tanto fisico quanto interiore e personale, in cui uno dei significati potrebbe essere quello di aver trovato la serenità con una parte di sé e del rapporto con il proprio padre. In fondo, é questa sottile “linea d’ombra” conradiana da superare in età matura per affrontare e superare l’inafferrabile, uno dei messaggi profondi dell’autore. Il suo  invito ai lettori é quello di condividere, come un Ulisse moderno, un “avventuroso” viaggio dell’esistenza. Senza dimenticare un aspetto dell’opera di Contu sempre valida: l’importanza dell’ integrità morale sottolineata,  tra gli altri episodi, in uno legato ad un ex Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Quest’ultimo é stato uno dei pochi leader politici a non essere stato travolto dallo scandalo di Tangentopoli (n.d.r). A distanza di trenta anni dalla caduta della Prima Repubblica, non sembra essersi colmato il vuoto che ne é derivato.

Stilisticamente I libri si sentono soli é scritto in maniera scorrevole, forte e delicata come i cavalieri Templari verso le donne, con un tocco struggente come le note di Nights in white satin cantate dai Moody Blues  nel video di una nota casa di profumi con protagonisti Elle Fanning e Timothée Chalamet.

Luigi Contu ha presentato il testo a Roma nei locali dell’Associazione “Italia Nostra”. Hanno dialogato con l’autore il Dott. Emanuele Merlino, Capo della Segreteria tecnica del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la Dott.ssa Flavia Corsano, Responsabile Ufficio Stampa Italia Nostra. All’evento ha dato il patrocinio la Sezione “Ara Pacis” di Roma della FIDAPA BPWItaly.