Quante istituzioni, non italiane, possono vantare la presentazione di una propria iniziativa in una location come la “piccola cappella Sistina”, affrescata dai Maestri del Manierismo romano e sede di un’ antica Arciconfraternita in passato potentissima?
Questa artistica scenografia, ereditata dai nostri avi, ha calamitato lo sguardo dei presenti al loro ingresso. Il riferimento è alla chiesa di Santa Maria Annunziata del Gonfalone, meglio conosciuta come Oratorio del Gonfalone, eretta in una stradina adiacente via Giulia a Roma. Al suo interno vi è anche un pregevole soffitto ligneo raffigurante la Vergine ed i Santi Pietro e Paolo. Lo storico edificio è stato la sede di un incontro per illustrare la nuova edizione del bando Fondo per la Creatività 2019.
L’iniziativa, giunta alla quarta edizione, è finalizzata alla nascita ed al sostegno di imprese creative e culturali nei campi del patrimonio culturale ed artistico, architettura e design, musica, audiovisivo, editoria, comunicazione, videogiochi e sofware. L’importo del bando è pari a 796.000 euro, verranno concessi contributi a fondo perduto entro il limite di 30.000 euro. I beneficiari sono i liberi professionisti e le imprese costistuite da meno di 2 anni o da costituire entro 90 giorni dalla data di comunicazione della concessione del contributo.
Vi sono delle premialità in riferimento a progetti di soci under 35 oppure over 50 in difficoltà economiche e, tra le novità, si segnalano i progetti interdisciplinari o di sostenibilità ambientale oppure inclusione sociale. Gran cerimoniere dell’evento è stato l’Assessore allo Sviluppo Economico del Lazio Gian Paolo Manzella. Hanno offerto un loro contributo alla manifestazione il Presidente di Unioncamere Lazio Lorenzo Tagliavanti e tre startup vincitrici di precedenti edizioni del bando: “Portateloovunque”, “Liutertec” e “Terra Mia”. Nel corso dell’evento ha tenuto una lectio magistralisil Prof. Alberto Castelvecchi dell’Università LUISS sul tema: “Siamo tutti millennials: creatività ed innovazione nell’impresa”. Tra le considerazioni emerse vi è quella relativa al fatto che molte delle imprese italiane basano la loro affermazione su un’offerta di prodotti e servizi che ingloba in forte misura bellezza, originalità, buon gusto, senso estetico.
Questo comporta che la creatività è un elemento essenziale per l’innovazione e per una competitività durevole in grado di sostenere una concorrenza “imitativa”. Inoltre, in alcuni casi può essere richiesto al management di possedere conoscenze nei campi della tecnica, dell’arte e dei meccanismi di mercato, ovvero elaborare una strategia d’impresa con un approccio multidisciplinare. Si tratta di un metodo opportuno per gestire una competizione sempre più agguerrita a livello globale, senza dimenticare la crescente velocità nei cambiamenti e la frammentazione della domanda. Un altro aspetto evidenziato è che l’innovazione non è assimilabile alla tecnologia che costituisce piuttosto una conseguenza, un effetto dell’innovazione. Quest’ultima viene sovente accostata al digitale mentre ricomprende molteplici e differenti funzioni delle imprese e taglia trasversalmente i loro settori. Detto diversamente, l’innovazione può riguardare i processi, i prodotti, l’ ottimizzazione dei tempi e l’entrata in altri mercati. Nel contesto descritto l’elemento determinante è il capitale umano, la sua capacità di saper osservare e combinare in maniera differente la realtà, leggerdone ed interpretandone i bisogni, elaborando nuove soluzioni per soddisfarli.
L’innovazione non è quindi una prerogativa dei millennials, dato che sono numerosi gli startupper con i capelli grigi ed anche bianchi! Essa appartiene ai curiosi, a coloro che escono dai soliti schemi, che non temono l’incertezza anzi, amano le sfide, perché l’impresa è anche accettazione del rischio. Se quanto detto è una peculiarità dell’uomo, è altrettanto importante un ecosistema che favorisca e sostenga lo spirito imprenditoriale in uno sforzo condiviso pubblico-privato di lungo periodo.