I concetti di base sono: intercultural management, luxury experience e digitalizzazione dell’industria turistica italiana nell’ambito dell’ecosistema digitale cinese, ed in particolare la necessità di elevare il sistema di pagamento digitale, pilastro del modo di agire del turista cinese.
E’ questo il mix di base per promuovere un valido ed efficiente metodo di penetrazione nel mercato cinese che, secondo autorevoli stime, presenta un trend in forte crescita focalizzandosi sul settore del lusso. Detto diversamente, si tratta di intercettare il popolo che viaggia maggiormente al mondo, che presta molta attenzione ai servizi informatici fin dal loro scalo all’aeroporto, ed a quelli chinese friendly.
La generazione Z è quella più interessante insieme a quella dei Millennials. Nella lista degli oggetti del desiderio dei nostri operatori turistici primeggiano quindi i giovani netizen cinesi, ovvero i navigatori usuali di Internet, colti, esigenti, attenti agli aspetti culturali, ed in particolare ai propri. Tali caratteristiche sono da tener ben presenti per evitare un lost in translation culturale. Per comprendere di cosa si tratta, si tengano conto le note vicende di un famoso marchio italiano del fashion che è stato accusato dagli internauti cinesi di razzismo, di stereotipi, facendo fiorire nello stesso tempo articoli sull’uso delle bacchette; ed un analogo caso di lesione della sensibilità orientale da parte di un celebre marchio inglese.
I casi citati rivelano, di conseguenza, la necessità di prestare la massima attenzione alla forte identità culturale cinese ed ai pericoli che si possono correre con una conoscenza superficiale delle caratteristiche dei turisti cinesi e del loro mercato. Quest’ultimo è in continua crescita, soprattutto per quel che concerne il web: nel solo 2018 sono cresciuti di quasi 50 milioni i nuovi utenti, senza dimenticare il ritmo di tale evoluzione, che è impensabile per i nostri standard. Un altro aspetto da non sottovalutare è l’universo dei social media che, in Oriente, possono essere utilizzati con applicazioni diverse rispetto a quelle che adoperiamo abitualmente, sebbene abbiano modalità d’ uso analoghe.
In Cina l’applicazione maggiormente utilizzata è WeChat, che sovente viene confusa con WhatsApp, ma è strutturalmente diversa. WeChat non è solo uno strumento di messaggistica, ma una piattaforma che contiene un insieme di applicazioni tipo Facebook, WhatsApp, Instagram ed una serie di miniprogrammi che permettono di allargare notevolmente le attività, consente di effettuare pagamenti digitali, (e addirittura di divorziare!). Le precedenti considerazioni sono emerse nel corso di un importante appuntamento formativo con una giornata di studio promossa dal Master in “Linguaggi del turismo e comunicazione interculturale” dell’Università Roma Tre e dalla della società “Italian lifestyle” che ha lanciato il progetto “Vento d’Italia”. Quest’ultimo intende far superare alle destinazioni turistiche in ottica di Destination Management ed agli operatori della filiera locale, le barriere che affrontano i turisti cinesi prima, durante e dopo il viaggio, commercializzando l’offerta turistica direttamente in Cina. In occasione della giornata di studio sono stati analizzati temi tecnici, statistici e strutturali opportuni per i turisti cinesi in un’ottica di innovazione e di cura alla specifica sensibilità culturale orientale.
I saluti sono stati del Direttore del Dipartimento di Lingue, Letturature e Culture Straniere Prof. Giorgio De Marchis e del Direttore del Master Prof.ssa Barbara Antonucci; tra i qualificati relatori si ricordano il Capo Ufficio rapporti internazionali e del cerimoniale del Mipaaft Alessandra Priante, la Responsabile Progetti in IS.NA.R.T. dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche Flavia Maria Coccia e la docente al Master e CEO della società “Italian lifestyle” Elisa Morsicani.