Si celebrerà il 22 settembre prossimo, nelle città di Padova, Roma, Bologna e Catania, il primo “fertility day”, organizzato dal Ministero della Salute, per promuovere la maternità.

Per il momento la campagna mediatica si è rivelata un insuccesso. In molti hanno manifestato il proprio dissenso e in tanti criticato il messaggio promozionale diffuso dal Ministro Lorenzin, costringendola al momento a ritirare la campagna mediatica.

 

Una particolarità che è apparsa ai più un controsenso è assistere all’alternasi sul grande schermo di messaggi pubblicitari sulla fertilità e contemporaneamente sulla contraccezione per prevenire gravidanze indesiderate e conseguenti interruzioni. Il tutto con tanto di rendicontazione su quante sospensioni di gravidanze si praticassero ogni anno in Italia.

Messaggi contrastanti, frutto della dura legge del mercato, che la fa sempre da padrona!!

Le intenzioni del Ministro della Salute comunque sono buone. La campagna vuole stimolare, sensibilizzare, informare, allertare e rendere consapevoli le donne sulla capacità di procreare, nel rispetto dei tempi e dell’orologio biologico, che inesorabilmente scorre senza far sconti a nessuno. E, perche no, anche con l’intenzione di far uscire il paese dalla crisi demografica in cui versa oramai da qualche anno a questa parte.

Tuttavia, non tutti hanno capito la bontà del messaggio riversando contro il Ministro valanghe di polemiche e disapprovazioni.

Tra le tante polemiche, quella che ha avuto la maggiore, la mancanza di iniziative tese a favorire e a migliorare le condizioni della donna nel mondo del lavoro. Anziché concentrarsi solo sulla maternità, fertilità, procreazione, focalizziamo l’attenzione sulla condizione della donna nel mondo del lavoro. Accompagniamo la “sacrosanta” propaganda sulla fertilità con iniziative reali e tangibili tese a favorire, tutelare e sostenere l’occupazione femminile. Di quelle donne ancora in età fertile ma prive di impiego. O ancora di quelle donne con un impiego, ma impossibilitate a fare un figlio, due o tre, per questioni legate alla tenuta o perdita del posto di lavoro.

Perché parliamoci chiaro, la capacità procreativa della donna poco piace ai datori di lavoro.

Incentiviamo, sosteniamo e tuteliamo la maternità, la donna lavoratrice e, per tutte, la famiglia.

Non solo parole, ma anche fatti!