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Una Lazio discreta mostra carattere e mette sotto il Milan con Parolo, il pareggio di Bacca e l'arbitro Tagliavento chiudono definitivamente le speranze di accendere una rimonta europea.

Milano - Anche vincendo lo scontro diretto di San Siro, in realtà, sarebbe stato quasi impossibile per la Lazio sperare in una rimonta valida per il Sesto Posto, ultimo pass disponibile in questa povera Serie A per la prossima Europa League; i punti da recuperare sul Milan sarebbero stati comunque molti, cioè 4, con un calendario nettamente più difficile (Roma, Juventus, Inter e Fiorentina occupano meta delle partite restanti del calendario biancoceleste) ed una condizione, al solito, decisamente altalenante.

Se poi si considera la presenza, tra i due club in questione, del buon Sassuolo di Di Francesco (per vari motivi comunque superiore a questa Lazio) e la possibilità del Milan di vanificare un'eventuale rimonta vincendo la Finale di Tim Cup, è decisamente chiaro come le speranze di Pioli di programmare un recupero-lampo in appena otto match di campionato era già di base una pura utopia.

Pur considerato tutto ciò, il problema si è rivelato come non posto: la Lazio, dopo aver sconsideratamente salutato l'Europa League con la vergognosa prova mostrata contro lo Sparta Praga, pareggia contro un Milan abbastanza piccolo e resta a meno 7 (in realtà meno 8, considerando la regola sugli scontri diretti valevole a fine Stagione per ordinare i club arrivati a pari punti in Campionato), sancendo di fatto la totale inutilità delle partite che verrano da ora a Maggio.

Male, malissimo, prima di ogni altra cosa il solito atteggiamento remissivo e privo di mentalità vincente di Stefano Pioli. Chi scrive rimpiange più di tutto la "fame infinita" predicata da Vladimir Petkovic, sostituta prima dal braccino di Edy Reja (quello però, in qualche modo, giustificato dall'esigenza di riparare una situazione di emergenza) e poi dal pietismo con cui Pioli si ostina a vedere del buono in prestazioni anonime, in una stagione così fallimentare da raccontare tutti gli obiettivi clamorosamente bucati già da Marzo, in uno spogliatoio che è oggettivamente una polveriera per chiunque guarda, pur senza bisogno di entrare troppo nello specifico degli umori dei giocatori biancocelesti. Palare di buona reazione in un risultato che cancella ogni possibilità di qualificazione alla prossima Europa League, dopo l'eliminazione dalla stessa Europa League per mano dello Sparta Praga (non del Tottenham o del Villarreal, tanto per restare in un panorama italiano), affermare di essere ricco di fiducia per l'importanza del Derby… tutto questo risulta un po' come una presa in giro per chi vuole buttare un'occhiata al vero futuro e al bene di questa squadra, estromessa clamorosamente nel giro di pochi mesi dall'élite del calcio italiano.

Gettando un'occhiata alla partita, per il poco che c'è da dire al proposito, i Biancocelesti giocano discretamente, ma più che altro ringraziano uno dei Milan più brutti degli ultimi anni. Mihajilovic sarà anche un uomo di grande carisma, su questo non ci piove, ma una platea come quella milanese, forte tra l'altro di un'intelaiatura e di una squadra decisamente buona, non può esser soddisfatta di una così scarna organizzazione tattica e di un gioco tutt'altro che divertente. Su azione di corner, al 9', Marco Parolo sfrutta bene uno dei soliti schemi biancocelesti e insacca su assist di Lucas Biglia, ma già al15', grazie ad una bella sponda di Luiz Adriano, Carlos Bacca pareggia i conti con una freddezza infinita.

Il primo tempo vede anche Jack Bonaventura colpire una clamorosa traversa su calcio di punizione (con Marchetti partito in colpevole ritardo), mentre nella ripresa, su contropiede, la Lazio sfiora il vantaggio con una conclusione in diagonale di Felipe Anderson: è qui che Donnarumma conferma tutto il bene che si dice su di lui, deviando miracolosamente in calcio d'angolo. C'è tempo per il secondo legno colpito da Bonaventura, anche grazie ad una buona parata di Marchetti, e per un rigore negato clamorosamente alla Lazio, in pieno recupero, su un mani netto di Zapata: l'ennesimo episodio di un match nettamente condizionato da Tagliavento, autore tra l'altro dell'espulsione di Lulic e di una serie di fischi tutt'altro che imparziale.

Soltanto l'ultima insomma, questa partita, che va ad inanellarsi tra i rimpianti di una stagione laziale decisamente fallimentare; e per negare ciò, giusto precisarlo, non basterà mai vincere un Derby.