Dan e Ryan Friedkin hanno avuto modo di approfondire la conoscenza della compagine capitolina, apprezzandone fin da subito il margine di miglioramento e la passione della tifoseria. I tycoons hanno capito fin da subito come far innamorare chi ama la Roma: dapprima hanno voluto re-inserire il vecchio logo su una delle divise ed in seguito non hanno perso una partita seppur residenti in altri lidi.

L'arrivo di Josè Mourinho e la campagna acquisti mirata hanno donato a tutti una fiducia smodata, senza considerare le cessioni degli esuberi e la scelta di cambiare completamente dirigenza rispetto all'era pallottiana. Lo Special One e le sue parole hanno, infine, accompagnato nell'impervia trattativa del rinnovo contrattuale di Lorenzo Pellegrini (proprio colui che postò una foto con Ciro Immobile, capitano della Lazio, chiamandolo fratello dopo poco tempo dalla cocente sconfitta nel derby). Il tetto ingaggi aumentato a 4 milioni ed i vari investimenti, però, coprono delle problematiche strutturali come la lentezza per la progettazione dell'iter dello Stadio di proprietà e l'aumento dell'indebitamento finanziario netto. Sembra, dunque, che gli americani stiano tentando un all in molto pericoloso, perché, ai tempi di Franco Sensi il tutto si riversò a Circo Massimo con un tricolore da cucire sulla magliette ma ad oggi manca la materia prima per puntare allo scudetto. I Friedkin hanno pensato prima di riavvicinare i tifosi alla società ed alla squadra per poi lavorare internamente alle reali problematiche. L'asimmetria informativa può diventare un altro punto nero, perché fin quando si vince va tutto bene ma alle prime difficoltà questo può torcersi contro di loro. Infine bisognerà ottemperare al rischio di anteporre Josè Mourinho alla Roma stessa, perché la capitale ha bisogno di un condottiero ma questo dovrebbe essere l'emblema stesso dei giallorossi e non una persona. Il rischio di un flop esiste ed è più vivo che mai, perché la strategia del fuori o dentro è stata mescolata dai risultati a breve termine; la visione statunitense di una società, però, è concreta e si può notare da Thiago Pinto general manager e dall'inno voluto a tutti i costi prima delle gare. Immagine oltre ogni cosa, con i romanisti che vogliono incidere il proprio nome ovunque nell'Olimpo del calcio. Ryan e Dan devono muoversi adagio, perché non è un semplice investimento.