Di base, le compagini che si contendono la proprietà del Tevere, non sono mai state stabilmente nei vertici del calcio.

Gli anni ottanta hanno visto i giallorossi primeggiare contro le potenze del Nord, così come nel 1999 fu la Lazio a dettare legge nello Stivale. All'alba del secondo millennio tornò in auge la Roma e tutto ciò si ê trasformata in una spada di Damocle per gli anno successivi. Le tifoserie "medie", non ci riferiamo dunque agli ultras, sono troppo ambiziosi e non riescono a vedere ciò che realmente accade dietro le scrivanie. Che si passi da Ponte Milvio o da Ponte Duca D'Aosta la musica rimane invariata: si vuole abbattere il predominio nordico.

Periodo economicamente buio, con strascichi sugli introiti, fanno sì che tutto il settore calcistico italiano sia due passi indietro quello europeo e per questo anche le milanesi stanno tirando il fiato e devono far fronte a fallimenti. I cosiddetti top player non transitano per la Capitale, a meno che non stiano in fase di rilancio o in fase discendente. Dzeko ed Immobile sono due pesci fuor d'acqua, costretti a mettere delle toppe su defezioni di altri. Il motore pulsante lo continuano ad alimentare quei tifosi, definiti facinorosi dai media, che nonostante le avversità danno il pane quotidiano a queste due società. Il punto focale, il fattore emozionale, è ciò che tiene viva la fiamma ed il vento per issare le loro bandiere. La piazza romana merita altri risultati ma remando ognuno dal proprio lato non si riusciranno ad ottenere gli obiettivi prefissati. Tifosi, stampa, radio, società e calciatori dovrebbero convergere verso un unico scopo: il calcio.