Il Gruppo A dei Mondiali 2018 vede scontrarsi i padroni di casa, l’Egitto di Salah, l’Uruguay e l’Arabia Saudita. Un gruppo abbastanza equilibrato che vede favorite Uruguay e Russia (se non altro perché padrone di casa) ma con l’Egitto a fare da terzo, pericoloso, incomodo. Più svantaggiata, almeno in partenza, l’Arabia Saudita.

Partiamo dai padroni di casa, guidati da Stanislav Salamovič Čerčesov, allenatore russo con una carriera definita dai più “molto debole”. Ex portiere sovietico, dall’ottima storia in patria, non si può dire lo stesso della carriera in panchina: i risultati migliori sono arrivati in Polonia, al Legia Varsavia, con campionato e coppa conquistati.

L’impressione è che dopo il ciclone Capello e il fallimento Slutskij la federazione abbia virato su un personaggio dalla comprovata affidabilità “politica” e che non può permettersi grandi colpi di testa. D’altronde, al di là della guida tecnica, il valore della nazionale russa appare decisamente mediocre: nessun nome di spicco, la maggior parte dei selezionati proviene da un campionato nazionale che, seppur affascinante per certi versi, fatica ad imporsi a livello internazionale. Della vecchia, anzi vecchissima, guardia resistono gli evergreen Akinfeev, Zhirkov (meteora Chelsea) e Dzagoev, genio mai del tutto sbocciato al CSKA. Molto si poggia sulle spalle del giovane Cheryshev, scuola Real Madrid attualmente al Villareal, e su un gruppo che cerca di rinnovarsi tra grandi mancanze. Sembra lontana l’epoca d’oro di Arshavin e Pavljučenko che agli Europei 2008 fecero paura un po’ a tutti.

Passiamo all’Uruguay dell’intramontabile Oscar Tabarez. Dodici gli anni alla guida de La Celeste, alla terza apparizione ad un Mondiale con la nazionale uruguaiana, e con una squadra che cerca un intraprendente mix di giovani e vecchi. La colonna vertebrale della squadra rimane sempre la medesima con qualche aggiunta di spessore: difesa affidata alle sapienti mani dell’esperto Godin; il centrocampo affianca l’esperienza alle giovani leve Torreira e Bentancur (conoscenze italiane); l’attacco naturalmente poggia sui due grandi nomi Cavani e Suarez (morsi permettendo). Squadra sempre ostica, determinata, dalla guida tecnica salda (Tabarez in patria gode di assoluta stima), grande esempio di lotta contro le avversità vista la rara sindrome che lo affligge da anni.

L’Egitto invece si presenta da sorpresa, terza apparizione al mondiale in tutta la propria storia. Alla guida un allenatore di comprovata esperienza che in Italia conosciamo bene: Hector Cuper. Per molti un eterno incompiuto: con l’ultima finale di Coppa d’Africa persa proprio alla guida dell’Egitto sono diventate otto le finali perse dal tecnico argentino. D’altronde la qualificazione è figlia di un percorso fiabesco: una vittoria nell’ultimo turno di qualificazione dona all’intero paese una gioia quasi inaspettata. Inutile girarci intorno: molto dipenderà dalle prestazioni dell’acciaccato (ma sembra poter recuperare in tempo dall’infortunio alla spalla) Mohamed Salah: il faraone arriva da una stagione da sogno, culminata però con il brutto infortunio e la sconfitta in finale di Champions. Dai suoi colpi dipenderà molto visto che il resto della squadra, seppur insidiosa, non mostra grandi individualità. Occhio comunque a Sobhy, giovane inglese dai buoni colpi, e Trezeguet, giovanissimo fantasista dal nome abbastanza pesante.

Infine l’Arabia Saudita, vera cenerentola di un gruppo che comunque può regalarle delle gioie. Quinta partecipazione alla Coppa del Mondo, una delle nazionali che comunque ha più tradizione tra le compagini tra le compagini asiatiche (è infatti sotto l’AFC, organismo di controllo delle nazionali asiatiche). Alla guida Juan Antonio Pizzi, un passato da attaccante che lo ha portato, tra le altre, a vestire anche la maglia del Barcellona ma che è rimasto nel cuore di molti tifosi soprattutto in Argentina, Messico e Portogallo. In panchina ha portato il Cile al successo della Coppa America nel 2017 per poi essere esonerato dopo la mancata qualificazione proprio ai Mondiali russi. In maniera rocambolesca, dopo l’esonero, a qualificazione già archiviata, dei tecnici Van Marvijk e Bauza si ritrova alla guida dei Figli del deserto. Dei 28 convocati la stragrande maggioranza gioca nel campionato nazionale. Molta curiosità ruota intorno alla punta Mohammed Al-Sahlawi, dell'Al-Nassr Riyad, che con la propria Nazionale ha numeri record: 33 presenze e 28 reti segnate.

CURIOSITA’ – La storia “mondiale” dell’Arabia Saudita s’intreccia con quella di Saeed Al-Owairan che a USA ’94, miglior risultato della nazionale saudita fermata agli Ottavi di finale, segnò un eccezionale gol nella gara contro il Belgio. La rete, che ricorda molto lo stupendo “coast-to-coast” di Maradona ai mondiali dell’86 contro l’Inghilterra. Il sogno saudita s’infranse sulla Svezia e poco valse quel gol, annoverato tra i più belli di sempre ad un campionato Mondiale di calcio. La storia vide poi distruggersi il mito di Al-Owairan, finito in carcere e poi riabilitato solo nel 1998 dove ricomparse nella rassegna francese con ben poca fortuna.

Solo tre apparizioni nella Coppa del Mondo per l’Egitto, eppure a livello continentale è di sicuro la nazionale più vincente. Sono sette infatti le Coppa d’Africa vinte, record assoluto per il continente. Ventitre invece le apparizioni nel torneo continentale, altro record per una nazionale africana. Al Mondiale 2018 i Faraoni si presentano con una vera e propria leggenda nazionale: il portiere El-Hadary. Terzo per apparizioni in nazionale (156) a 44 anni suonati toccherà ancora a lui trascinare la nazionale egiziana e sarà il giocatore più “anziano” della competizione. “E’ il miglior avversario che abbia mai affrontato” ha detto di El-Hadary un certo Didier Drogba.

L’Uruguay, come molti sanno, è la prima nazionale ad aver vinto un Campionato mondiale di calcio. Si parla del 1930. La competizione durava una settimana e venne ospitata dal paese sudamericano per festeggiare il centenario della propria costituzione. La finale vide l’Uruguay imporsi 4-2 sull’Argentina davanti a 93mila spettatori. Moduli delle due squadre? 2-3-5, leggermente offensivi, per entrambe. Altra curiosità: Luis Suarez e Edinson Cavani sono, rispettivamente con 50 e 42 reti, i due migliori marcatori di tutta la storia della Celeste.

Per i padroni di casa il portiere Akinfeev sarà il giocatore con più presenze (104) nella nazionale: non prenderà infatti parte al mondiale Sergej Ignaševič, difensore ancora in attività, che con 120 detiene il record assoluto di presenze. La nazionale russa non ha mai superato il primo turno (da quando non è più URSS) di un mondiale. L’URSS infatti raggiunse il quarto posto ai mondiali del 1966 in Inghilterra.