C'è una chiesa, un'obsoleta ancora di salvezza delle anime umane ormai ridotta a quattro squallide mura ed un tetto, ed una Giustizia Divina vera e propria nell'ultimo episodio di The Walking Dead; un insieme di significati e di luoghi sacri, questi, che ci conducono ad un'inevitabile destinazione finale per alcuni personaggi che, almeno fino a questo punto, si erano presi una scena che pareva non potergli appartenere davvero del tutto sin dall'inizio. I Cacciatori, guidati da un Gareth ormai decisamente fuori di sé, fanno parte di quel triste elenco, certo, ma anche Bob, il ragazzo di colore dal sorriso perenne e dalle costanti buone intenzioni, finisce sulla lista di chi, per motivi opposti ai cannibali, questa Quinta Stagione di TWD la deve proprio abbandonare: s'era capito che la loro avventura non sarebbe potuta durare più di qualche episodio, e tanto è stato. Ma andiamo con ordine.
"Quattro mura ed un tetto" si apre riprendendo il discorso proprio dove la scorsa puntata si era conclusa, ossia nello spiazzale di una scuola abbandonata, con Gareth e compagnia intenti a divorare la gamba del povero Bob. Il ragazzo di Sasha, però, dopo un minuto abbondante di deliri del leader dei Cacciatori (assolutamente poco credibile nel cercare di giustificare il suo passaggio al cannibalismo con un ridicolo esempio di giusnaturalismo), smette di lamentarsi e passa ad una fragorosa risata, mostrando al gruppo il morso sul suo petto che andrebbe comunque a sancire, probabilmente, una loro fine imminente, con tanti cari saluti alla tranquillità che il loro leader vuole ostentare affermando che "la carne, per quanto infetta, era ben cotta". La scena passa alla chiesa di Padre Gabriel, il prete che confessa al gruppo di Rick la sua grande vigliaccheria, quando racconta di aver chiuso fuori dalla sua struttura salvifica donne e bambini durante i primi tempi dell'outbreak, condannandoli ad una fine certa (e lasciando morire, fra loro, la donna per cui aveva mostrato un debole nello scorso episodio, quella che s'era ritrovato zombificata davanti e non aveva avuto la forza di finire, al bancone delle provviste). L'atmosfera si scalda e porta Rick ed Abraham ad un confronto molto duro: il soldato vuole partire prima possibile per Washington DC, intento a salvare il mondo con l'aiuto del nerd Eugene, mentre il poliziotto non ha nessuna intenzione di andare via senza aver prima atteso il ritorno di Carol, Daryl e Bob.
L'intervento decisivo di Glenn frena i bollenti spiriti, almeno fino a quando Bob non viene riconsegnato, morente e con la gamba tranciata, al gruppo di Grimes; addolorati, rabbiosi e con una gran voglia di sistemare i conti, Rick ed una bella fetta dei presenti escono dalla Chiesa con un "cazzutissimo piano", lasciando solo i più deboli (Carl, Ty, il prete, Bob, Tara, Judith e Rosita) nella Casa del Signore: logica conseguenza è l'approdo di Gareth e compagnia con la convinzione di fare festa fino a notte fonda e di banchettare con parecchia più carne del previsto, ma proprio questa convinzione non gli permette di vedere la trappola che l'ex sceriffo di King County gli ha preparato; Rick e compagnia, infatti, li prendono alle spalle e li costringono alla resa. Gareth, che almeno non ripercorre il classico meccanismo di revisione finale di The Walking Dead, prova senza troppa convinzione a convincere Rick a non giustiziarli tutti, ma l'effetto non è quello sperato (sperato POCO, tra l'altro) : il protagonista dello show, infatti, mantiene la sua promessa e lo uccide proprio con il machete dal manico rosso che aveva gli aveva indicato come arma d'esecuzione qualche tempo prima, mentre Abraham, Michonne e Sasha fanno lo stesso con gli altri Cacciatori rimasti. Un dolcissimo discorso di Bob, arrivato in punto di morte, sottolinea come si debba ancora sperare in un mondo migliore, ripercorrendo il suo excursus da alcolizzato, disperato e solitario accolto a braccia aperte da un Rick sempre più padrone della situazione, quindi tocca a Ty evitare a Sasha il compito di dargli la pace finale, "trattandolo" prima che si trasformi in uno zombie.
Con i Cacciatori sistemati ed un pizzico di tranquillità ritrovata, Abraham decide comunque di partire subito per Washington e, come da accordi, porta con sé, Eugene e Rosita anche Tara, Glenn e Maggie, mentre Michonne, proprio sul finire dell'episodio, ritrova un Daryl dal viso preoccupantemente sconvolto di ritorno verso la Chiesa. Con lui c'è qualcuno ma, almeno per il momento, non ci è dato di sapere se si tratti di Carol o di qualcun altro (l'impressione è che NON SIA LEI, ma magari è solo una trappola degli sceneggiatori). Riassunta così la storia, il fatto cruciale dell'episodio non può che essere la dipartita di Gareth. Confesso di aver creduto fermamente che il personaggio di Andrew J. West avrebbe avuto un ruolo nettamente più importante in questa Season Five (tradito, ovviamente, anche dal pessimo trailer del Comic-on di San Diego, che lo vedeva dire a Rick qualcosa come "Andremo insieme a Washington"): questo pensiero non poteva, ovviamente, perdurare dopo gli eventi della scorsa settimana, quelli che avevano il macabro sapore della carne di Bob alla brace.Certo, è pur vero che Gareth se ne va almeno con dignità, mantenendo fino alla fine il suo piglio da leader ed il controllo del suo manipolo di fedeli, ma era lampante che il cannibale non sa rebbe mai più potuto coesistere con Rick: nelle logiche dello show, infatti, la sua condanna a morte è stata sancita nel momento stesso in cui ha addentato la gamba succulenta di Bob. Resta l'impressione che un attore di questa caratura (belloccio, bravo e dotato di uno charme non indifferente) avrebbe potuto dare ancora molto a The Walking Dead, ma non si può che confermare la fiducia nello showrunner, vista la bontà di questi primi tre episodi, e fare un atto di fede per i prossimi anche senza l'affascinante figura di Gareth. L'altro elemento che saluta, in questo terzo episodio, è Bob. Il ragazzo di Sasha era fuori dalle logiche di The Walking Dead, questo ormai non possiamo non averlo capito, per motivi diametralmente opposti a Gareth e compagnia: i Cacciatori erano troppo cattivi, Bob era troppo buono. Il suo estremo saluto al gruppo, per quanto toccante e sentito, suona un briciolo moralista e ridondante, come lo era stato per tutti gli "agnelli sacrificali" che abbiamo conosciuto fino a questo momento, partendo da Dale (ma lì, almeno, c'era una disperata non-accettazione negli occhi del vecchio al momento di andarsene) ed arrivando fino a Hershel, pronto a morire in nome del gruppo ben prima dell'esecuzione barbara da parte del Governatore (l'epidemia alla prigione, ndr). Lungi da me dire che Bob non mancherà allo show, attenzione: un personaggio come lui era decisivo nel bilanciare l'eccessiva negatività che si sta impossessando nelle caratterizzazioni principali di TWD, solo che il suo continuare insistentemente a voler vedere il bicchiere mezzo pieno (in una situazione in cui il bicchiere non è nemmeno mezzo vuoto: ha proprio solo un paio di gocce) stava rendendo un po' troppo di facile lettura il carattere dell'ex medico alcolizzato.
Restano, di questo episodio, un paio di frasi d'impatto: il cinismo di Maggie nell'affermare al prete che il gruppo non è più nella Casa del Signore, ma solo nelle "quattro mura ed un tetto" che danno il nome all'episodio, ed il "Vieni avanti" finale di Daryl a qualcuno che lo segue e che, come detto precedentemente, pare proprio non essere Carol. Sarà Beth, recuperata dai misteriosi rapitori della scorsa stagione? Sarà Morgan, intravisto nel finale della Première? Saranno entrambi? Una domanda, in perfetto stile "old TWD", che lascia un hype altissimo in vista della prossima puntata; la quale, inutile sottolinearlo, se continuerà su questa strada, sarà una puntata bellissima.