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Si sono tenute a Roma il 30 maggio le qualificazioni italiane del World Hip Hop Dance Championship 2015.

Roma - Al Teatro Greco, nel cuore del quartiere africano, si sono sfidati, già dalle prime ore del pomeriggio, oltre 40 gruppi di ballo divisi in quattro categorie: Junior, Varsity, Adult e Mega Crew. Alle 21,00 si sono esibiti le migliori sei crew di ogni categoria e la giuria internazionale ha avuto l’onere e l’onore di selezionare i migliori che rappresenteranno l’Italia al WORLD HIP HOP DANCE CHAMPIONSHIP dal 4 al 9 agosto 2015 a San Diego, negli Stati Uniti.

Il segreto per la riuscita di una manifestazione così importante è sicuramente un’accurata organizzazione, in questo caso affidata alle sapienti mani di Marco Sabbatini che se ne occupa ormai dal 2002: “Organizzare il tutto è una cosa naturale. La manifestazione per la sua importanza attira l’attenzione di tutti i gruppi che lavorano sul territorio italiano. Abbiamo fatto molta promozione, prendendo molti contatti con le palestre, che ormai ci conoscono perché lavoriamo in questo campo da tanti anni. Quest’anno abbiamo avuto la partecipazione di 40 gruppi. Molti, pur essendo a conoscenza dell’evento, proprio per la sua portata internazionale, non se la sono sentita di partecipare. C’è stata un’affluenza abbastanza omogenea da tutta Italia. La Sicilia e la Puglia si sono però confermate anche quest’anno le due regioni con il maggior numero di presenze nella competizione, seguite dal Lazio. Per noi è molto importante la scelta della giuria. Cerchiamo di selezionare persone che conoscano tutti gli ambiti della street art e che sappiano dare importanza alla creatività, tenendo sempre in considerazione il ruolo della tecnica.”

Già nel tardo pomeriggio la tensione era palpabile. Bastava affacciarsi su via Leoncavallo, vicino all’entrata del Teatro, per trovarsi davanti decine di bambini e ragazzi intenti a prepararsi, a ripassare gli ultimi passi, a scherzare per esorcizzare la tensione per una competizione estremamente importante.

E’ un’emozione indescrivibile. E’ bello quando i sacrifici portano frutti e soddisfazioni. Lo spirito di gruppo aumenta, si cresce insieme e si condividono tantissime esperienze”. A parlare è Antonella Palmisano, uno dei portavoce del gruppo pugliese “Salento Bulls”. Le fa eco il piccolo Antonio, 12 anni, del gruppo “The Amon Ra” “Io pratico Hip-Hop da quando avevo sette anni ed il fatto che il mio gruppo sia arrivato fin qui mi onora molto. Provo molta ansia, ma allo stesso tempo ho tanta voglia di esibirmi”.  

A differenza di chi si esprime in altro modo, per chi pratica l’hip-hop, più che di una passione si tratta di un vero e proprio stile di vita, di una forma di arte e di cultura. Un qualcosa che una volta iniziato è difficile interrompere. Sicuramente in Italia ancora non è sufficientemente apprezzato al pari di altre discipline, ma si stanno facendo molti passi avanti, anche grazie ai media. Secondo Teddy Wigga, altro portavoce dei “Salento Bulls” un ruolo importante l’ha svolto in particolare il cinema “attraverso i numerosi film sulla street art in genere, e in particolare sull’hip-hop, che in questi anni sono stati proposti nelle sale, molti giovani hanno scoperto il nostro mondo e ne sono rimasti affascinati, decidendo così di avvicinarsi a questa cultura”.     

Se tutti condividono la visione dell’hip-hop come forma d’arte e di cultura, il dibattito si fa più acceso nel momento in cui si parla dell’annosa questione della differenza tra chi la pratica in strada, rimanendo fedele allo spirito con cui molti anni fa si è manifestata per la prima volta, e chi invece la pratica nella sua forma più evoluta portandolo nelle palestre e nei teatri.  Non ha dubbi Giovanni Mauriello del gruppo “Unbox” di Napoli “Non c’è superiorità tra nessuna delle due tesi. L’hip-hop si è semplicemente evoluto. E’ la danza che più cambia, che richiede di essere riproposta in maniera sempre differente. Come in ogni cosa le radici vanno però conosciute, è quindi importante, anche per chi si esibisce nei teatri, avere una buona conoscenza dell’old school”. Non è dello stesso avviso Maria Napoli, coreografa del gruppo “Promises” di Ladispoli (RM): “Secondo me il vero hip-hop viene praticato per strada. Perde un po’ di essenza quando viene praticato negli ambienti chiusi. Il teatro e le palestre per me sono solo un mezzo che serve a rendere il tutto più fruibile al pubblico, ma la vera essenza di questa affascinante cultura e nell’hip-hop per strada.

In ogni caso, il Teatro Greco è stata una spettacolare cornice dove tutti gli artisti hanno saputo esprimersi con passione, tecnica e grande entusiasmo. La competizione è stata dura e la giuria non ha avuto certamente un ruolo semplice.

Una giuria di alto livello internazionale e molto competente che ha mandato in visibilio gli appassionati dell’hip hop presenti alla manifestazione, considerato che ne facevano parte: Meg, Laura, Tomas Simon, Kris e Junior che, prima di dare il via alla gara, hanno emozionato tutti i presenti con le loro incredibili e spettacolari performance.

Per tutta la durata della manifestazione, la grande attrazione è stata senz’altro rappresentata dalla presenza di DJ Baro, ex ballerino di breakdance che all'inizio degli anni ‘90 collaborò artisticamente con Crash Kid. DJ Baro ha elettrizzato l’ambiente con i suoi incredibili mixaggi hip-hop che le crew in gara e tutto il pubblico, hanno apprezzato moltissimo.

Su 40 squadre sono state selezionate per andare a San Diego: per la categoria Junior: Alpha Kids (6,85), Fresh Beat (6,49), Kawabonga (6,40); per la categoria Varsity: Seven Company (7,54), Beat Flava (7,38), Promises (7,14); per la categoria Adult: Salento Bulls (7,95), Break Da Beat (7,92), Seven Company (7,71); infine, per la categoria Mega Crew: La Familia (8,20), R.I.P Crew (7,91), Seven Company (7,69).

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