Fin dove si è disposti ad arrivare per preservare il preziosissimo posto fisso?  Checco Zalone va addirittura al Polo Nord.

Simpatica commedia italiana, semplice e che risponde alle aspettative. Quarta fortunata collaborazione con Gennaro Nunziante (Cado dalle nubi, 2009, Che bella giornata, 2011, Sole a catinelle, 2013) Quo vado? racconta le gioie e i dolori del “posto fisso”. Zalone è un uomo felice, vive con i genitori, la madre lo vizia. Lavora in un ufficio provinciale di caccia e pesca, a tre minuti di bicicletta da casa e il suo unico compito è timbrare licenze.

Sembra tutto perfetto, ma il Governo vara una riforma che lo mette davanti ad una scelta: accettare le dimissioni o andare in mobilità. Per Checco, la prima opzione non è da considerare, così iniziano i trasferimenti di lavoro nei posti più disparati. La storia ha una struttura molto semplice e gioca sui luoghi comuni. Ma stavolta, rispetto ai film precedenti, c’è un’apertura. Si passa dal Nord Italia, al Polo Nord, dalla Norvegia in Africa. Questo carattere multietnico offre tanti spunti comici. Ci sono molti sketches divertenti, come quando Checco viene mandato sui monti e saltella seguito da una capretta con la musica di Heidi in sottofondo. Spesso la musica enfatizza le gag. Succede anche quando all’inizio, il piccolo Checco viene portato per mano dal padre presso gli uffici in cui gli impiegati hanno il posto fisso, sulle note di “Felicità” di Albano e Romina Power. Non poteva mancare neanche stavolta la canzone dedicata al film, “La Prima Repubblica”, cantata da Zalone, in cui fa il verso a Celentano.

La regia è lineare, segue la storia passo passo. Zalone è come sempre, il pilastro del film. Grazie al suo umorismo e il suo physique du rôle, è protagonista indiscusso. Checco prova anche ad essere migliore, complice la sua compagna Valeria (Eleonora Giovanardi) e la Norvegia, comportandosi da italiano modello, ma la tentazione è troppo grande.

Visione per tutta la famiglia, divertente e poco impegnativa. Un tuffo nel passato per gli italiani, che come canta Zalone, “la Prima Repubblica non la scorderanno mai”.