“Gli uomini possono sopravvivere senza amore, ma le donne no”, così afferma Diane Kruger nel finale di Padri e figli, che racconta i sentimenti, ma non banalmente e dell’importanza del rapporto con i genitori, che determina la nostra capacità di amare.

Quarto film di Gabriele Muccino diretto in America (La ricerca della felicità, 2006, Sette anime, 2008, Quello che so sull'amore, 2012) Padri e figlie racconta dello scrittore Jake Davis (Russell Crowe) che, rimasto vedovo a causa di un incidente stradale, deve occuparsi della figlia Katie (Kylie Rogers).

Questi tragici eventi gli causano disturbi psichici ed è costretto a lasciare la figlia alla zia Elizabeth (Diane Kruger), per curarsi in una clinica. Dopo sette mesi, Jake ritorna da Katie e la riporta a casa. Tutto questo ci viene raccontato all’inizio, attraverso un flashback. Da qui, la vicenda si divide in due storie parallele, con piani temporali diversi. Da una parte, continuiamo a seguire Jake che, tra mille difficoltà, cerca di terminare il suo libro e crescere Katie. Dall’altra, vediamo Katie adulta (Amanda Seyfried) che consuma solo rapporti occasionali e non riesce a legarsi a nessun uomo. Katie, diventata psicologa, si occupa di una bambina, interpretata dalla giovane Quvenzhané Wallis, che non riesce a parlare dopo aver perso i genitori. Questa scelta narrativa delle storie parallele funziona, ma in alcuni punti spezza la suspence e il pathos di alcune situazioni. I salti temporali impediscono di immergersi completamente nella storia, perché poco dopo si passa a quella successiva. Dunque, se prese singolarmente le vicende risultano più avvincenti.

La regia di Muccino rende tutto più dinamico, in particolare, questo aspetto è evidente nella sequenza che avviene sullo stesso piano temporale e per un attimo le due storie si incontrano. La Katie adulta ha un’epifania Joyciana, rivedendosi bambina all’uscita da scuola, che corre verso il padre e lo abbraccia. Il legame tra Jake e Katie è speciale e attraverso esso, Muccino lancia un messaggio importante. Bisogna andare avanti e non arrendersi mai, nonostante le difficoltà. Jake Davis ne è l’esempio, infatti continua a crescere la figlia e scrivere il suo libro anche di notte. Per molti aspetti ricorda il personaggio interpretato da Will Smith in Alla ricerca della felicità, Chris Gardner, che fa di tutto per essere assunto e crescere il figlio Cristopher. Russell Crowe si adatta bene al ruolo, esprime il suo tormento e la sua preoccupazione per Katie con lo sguardo e con il corpo. Molto brava anche la piccola Kylie, che nonostante l’età, offre un’ottima interpretazione. La Seyfried abbandona i panni da adolescente spensierata e riesce ad esprimere il suo disagio chiudendosi in se stessa, trasmette il suo desiderio di colmare il senso di vuoto e si dimostra perfetta per il ruolo.

Film molto commovente, che regala emozioni forti e fa riflettere, visione consigliata.