Uno dei film con cui si apre il 2020,  e assolutamente da non perdere, è Piccole donne.  Il romanzo Little Women (1868-69) di  Louisa May Alcott, a cui si ispira il film, è sicuramente  uno dei libri  che gran parte del genere femminile riconduce alle letture della propria infanzia.

Ancora oggi, il romanzo è considerato un classico della letteratura per ragazzi,  in quanto il suo tema principale non solo è la famiglia e come gli insegnamenti dei genitori si riflettano sui figli, bensì la crescita e la trasformazione interiore da adolescenti ad adulti.

Come tutti sanno, il romanzo ha avuto numerosi adattamenti cinematografici, a partire dal primo del 1918  al penultimo del 1994, fino ad arrivare  al  Piccole donne dei nostri giorni, affidato alla regia di Greta Gerwig, che riporta sullo schermo le avventure delle sorelle March, riadattando le vicende dei due volumi: Piccole donne e Piccole donne crescono.

Uno dei punti di forza del film, è sicuramente il cast: troviamo Saoirse Ronan nel ruolo della determinata e ribelle Jo, l’emergente Florence Pugh nei panni dell’ambiziosa Amy,  Emma Watson come la mite e giudiziosa Meg,  Eliza Scanlen  per la sensibile e fragile Beth, Laura Dern  per la capofamiglia Marmee, e Meryl Streep come l’arguta e scostante zia March. Dal lato maschile, scopriamo  Timothée Chalamet  ad interpretare l’eroe romantico e vulnerabile della sorelle March, Laurie; mentre Louis Garrel è il timido professore Bhaer.

Molto interessanti sono l’approccio  al romanzo e le licenze che la Gerwig  si prende rispetto all’ ordine di narrazione: inizia il film con Jo, Meg, Amy e Beth che sono già grandi, alle prese con le pressioni dell’età matura, e va avanti e indietro nel tempo con flashback della loro infanzia e adolescenza. La regista ha  dichiarato di aver letto per la prima volta il romanzo della Alcott a 14 anni, e di averlo riletto recentemente all’età di 30; questo potrebbe sembrare un dato insignificante, ma non lo è: Greta Gerwig ha infatti affermato che rileggendo il romanzo in età adulta, è riuscita a farsi parlare da esso in modo del tutto diverso e ad interpretarlo,  a sua volta, sotto un’altra luce.  Proprio questa nuova maturità nella lettura delle vicende delle sorelle March, giustifica la scelta della regista di voler iniziare la sua narrazione dall’età adulta:

l’ultima volta  avevo letto il romanzo a quattordici anni e riprendendolo in mano a trenta mi ha parlato in modo del tutto diverso. È un romanzo moderno, e onestamente, dentro c'è tutto ciò che penso sui temi che lo sottendono: autorialità, onore, donne, soldi, arte, ambizione. Incontrare le sorelle March già adulte, era lo specchio del mio aver ritrovato il libro da adulta. Volevo un film per ragazzi ma anche per gli adulti che guardandolo ritrovassero il rapporto con loro stessi da giovani".

Ma la domanda che sicuramente  molti si fanno rispetto al film è: questo Piccole donne è femminista? Certo, inevitabilmente, ma di un femminismo pragmatico. In una scena Jo affronta il suo editore, che le dà istruzioni su come impostare la storia se vuole che venga pubblicata: “Fai in modo che sia breve e audace. E se il personaggio principale è una ragazza, assicurati che sia sposata alla fine. O morta”. Jo si ribella, ma solo fino a un certo punto, cedendo astutamente su alcuni punti, in cambio di un ritorno economico e dei diritti d’autore. In un altro momento Amy, che ha sogni forti almeno quanto quelli di Jo, ma non possiede lo stesso talento, pronuncia diverse frasi importanti: “Il mondo è duro con le ragazze ambiziose”. E infine: “Se avessi dei soldi miei, apparterrebbero a mio marito nel momento in cui ci sposiamo. E se avessimo figli, sarebbero suoi, non miei. Sarebbero di sua proprietà”. Dunque, quello che bisogna capire è che la Gerwig non fa nessuna iniezione di eccessivo femminismo nelle battute,  semplicemente riporta, con fedeltà letteraria, ciò che già appartiene al romanzo.  Le sorelle March vogliono essere la rappresentazione di ragazze dotate di straordinaria intelligenza,  creatività e  determinazione, che si impongono con i loro difetti e le loro ambizioni. Ognuna delle sorelle può essere una tipologia di donna in cui identificarsi, anche se le comprendiamo tutte. Le protagoniste non hanno bisogno di seguire nessun modello maschile per affermarsi, ed è questo il vero motivo per cui potremmo reputare questo film femminista. Le ragazze March sono donne che si rifiutano di essere timide rispetto a ciò che vogliono essere. È un grande traguardo trovare  quattro figure femminili completamente diverse, libere di essere quello che sono, senza farsi rinchiudere in uno stereotipo.  Quello che possiamo dire con certezza è che Piccole donne non vuole essere solo un racconto di formazione, ma piuttosto descrivere lo sviluppo di una propria identità femminile, e  l’affermazione delle ambizioni  e dei desideri che essa comporta.