Nel pieno dell’autunno, o meglio dal 28 novembre, le sale cinematografiche ci hanno proposto di vivere una giornata di pioggia a New York, attraverso la regia e lo sguardo di Woody Allen.

Nella nuova pellicola di Allen, troviamo attori protagonisti molto giovani, Timothée Chalamet, Elle Fanning e Selena Gomez, anche se la protagonista assoluta del film è sicuramente la città: New York, che come una calamita attira a sé i personaggi, li rapisce, stravolge i loro piani, ma soprattutto il loro modo di vedere le cose. Al centro di questo intreccio, in cui la metropoli prende il sopravvento, troviamo una coppia di fidanzati intenti a trascorrere un weekend romantico a New York: Lui, ennesimo alter ego di Woody Allen, si chiama Gatsby e, come il suo omonimo del romanzo di Francis Scott Fitzgerald, appartiene a un'altra epoca.

Preferisce i classici hollywoodiani e la musica di Gershwin a qualsiasi altra cosa contemporanea. È un malinconico, dibattuto da conflitti interiori. Dal punto di vista caratteriale, sembra la copia sbiadita dello stesso protagonista di Midnight in Paris (2013): romantico, nostalgico di un’epoca passata, alla ricerca di una profondità che sembra non trovare in una società basata solo sull’apparenza, fino a che non si scontra con l’epifania che gli farà aprire gli occhi, e lo aiuterà a trovare quello che ha sempre cercato: qualcuno con cui condividere la poesia, che non tutti notano, di una giornata di pioggia. Lei è Ashleigh, bionda, solare, ridanciana e spensierata, cresciuta in Arizona e dall'entusiasmo un po' provinciale, genuina fino alla noia, prototipo di quella femminilità alleniana falsamente rassicurante; proprio per questo intraprenderà una strada del tutto opposta rispetto a quella di Gatsby.

Le paranoie e le nevrosi urbane portate sul grande schermo, come sempre ci mostrano la firma di Woody Allen. Possiamo immaginare la città come una grande tela variopinta, segnata dalle vicende rocambolesche, le impressioni e le riflessioni di ogni personaggio. Considerato che a fare da cornice alla lunga giornata vissuta dai protagonisti, sono le strade chiassose, i fumosi locali jazz, i quartieri e l'Upper East Side newyorkese, Un giorno di pioggia a New York dichiara fin dal titolo la sua affiliazione al filone più autentico e rappresentativo della filmografia alleniana, quella che nasce e si sviluppa sul palcoscenico preferito dall'autore di Io e Annie.

La metropoli è da sempre per il regista il centro nevralgico della narrazione e dell’intreccio. Un altro elemento che è impossibile non notare, è la particolare importanza data al vagabondare di Gatsby per la città. È proprio durante questo vagare, che emerge il flusso di coscienza più intimo del protagonista, richiamo a forme e dinamiche di narrazione che troviamo in romanzi come l’Ulysses di James Joyce, o La signora Dalloway di Virginia Woolf. I riferimenti letterari che si possono notare nella pellicola, sono davvero numerosi: a partire dal nome del suo protagonista, è evidente la spia di un romanticismo struggente e malinconico quanto quello del, già citato, Gatsby fitzgeraldiano; possiamo trovare anche Salinger e il suo giovane Holden, nel fare della vacanza newyorkese una sorta di rito di passaggio tra l'età giovanile e quella delle responsabilità, come anche nella proposta di un personaggio che ricalca la stessa saggezza e consapevolezza del personaggio salingeriano. In questo senso, il viaggio di Gatsby nella metropoli newyorkese, potrebbe essere quello di un personaggio letterario, il cui peregrinare attraverso la città diventa poco alla volta una ricognizione sugli usi, i costumi, e sulle liturgie di un'intera società, a cui l'occhio del giovane protagonista si rivolge con sguardo allo stesso tempo partecipe, ma non per questo meno indagatore.

Nonostante questi aspetti di particolare interesse, l’immancabile ambientazione newyorkese e l’apprezzabile interpretazione di Chalamet, il film non convince completamente, risulta a tratti monocorde, piacevole ma non memorabile; il messaggio che il regista cerca di inviare fin dall’inizio arriva ma in maniera troppo scontata e veloce, tanto da lasciare una sensazione di incompiutezza.