“Se hai tutto sotto controllo, significa che non stai andando abbastanza veloce.”

Questa frase, di Mario Andretti, apre il film e ne racchiude il significato. Il senso di questa affermazione può essere infatti applicato sia in pista, che nella vita.

Veloce come il vento è diretto da Matteo Rovere (Un gioco da ragazze, 2008, Gli sfiorati, 2011) e scritto dallo stesso, insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri. La pellicola è ispirata alla vita del pilota di rally Carlo Capone.

Giulia De Martino (Matilda De Angelis) partecipa al campionato italiano GT, con l’aiuto del padre. Ma in seguito alla morte di quest ultimo, ritorna il fratello Loris (Stefano Accorsi) ex pilota, tossicodipendente. L’uomo va a vivere con Giulia e il fratellino Nico, essendo Giulia ancora minorenne. Questa convivenza avrà dei risvolti positivi e inoltre, Loris si avvicinerà alla sorella per aiutarla a vincere il campionato.

La regia di Rovere è decisa, insiste spesso sui dettagli e quando ci sono le gare, porta sul campo lo spettatore. Si crea l’illusione di correre insieme a Giulia, tanto da provare a schiacciare involontariamente l’acceleratore immaginario. C’è molta dinamicità, anche nelle scene che non includono le corse, complice anche il montaggio, serrato e diretto.

La sceneggiatura è ben costruita, la struttura narrativa coerente e mai banale. Gli eventi si susseguono in modo incalzante, senza mai annoiare e preparano il giusto crescendo per le scene adrenaliniche. I personaggi hanno vita propria, sono ben caratterizzati e vengono presentati gradualmente, con stile. Anche i dialoghi sono brillanti, vivaci; è interessante notare come si passa, senza neanche accorgersene, da eventi drammatici, a situazioni comiche, a momenti di azione e alta tensione.

Le prove attoriali sono magistrali. L’esordiente Matilda De Angelis mostra una conflittualità del personaggio notevole. La ragazza è determinata nel voler vincere, ma ha paura, sente di avere delle responsabilità nei confronti del fratellino, non avendo una figura genitoriale sulla quale affidarsi, ma è anche una diciassettenne e come tale, ha delle esigenze. È ribelle ma con la testa sulle spalle, dura con il fratello Loris, ma allo stesso tempo ha bisogno di lui. Si può affermare che quella di Accorsi sia la sua interpretazione migliore in assoluto. L’aspetto esteriore, sciatto e trasandato, è solo un piccolo elemento che porta alla vera complessità del personaggio. A volte annebbiato dalla sua dipendenza, è un uomo che si è lasciato alle spalle il suo passato glorioso, ha smesso di andare veloce. Un uomo che vive comunque all’estremo e che si comporta come se non avesse più niente da perdere. Loris ha un’evoluzione e la cosa interessante è che va di pari passo con quella di Giulia. Due personaggi profondamente diversi e tormentati che vanno verso un’unica direzione.

Questo film, insieme ad altre pellicole del 2015, conferma la ripresa del cinema italiano, a livello narrativo e di stile. Ritorna la differenziazione in generi e viene messa di nuovo in mostra la qualità. Film assolutamente da vedere.