Topi e piante fluorescenti, colliri psichedelici, chip iniettati sottopelle, magneti impiantati nelle dita: stiamo parlando di Biohackers la nuova serie thriller tedesca, firmata Netflix.

L’immagine più classica e stereotipata dell’hacker è quella di un giovane con il volto semicoperto, chino su una tastiera e impegnato a battere tasti a un ritmo oggettivamente insensato, mentre sullo schermo scorrono linee di codice fitte come non mai. Questa serie ci propone una nuova concezione di hacker, ci spostiamo dall’hacking informatico a quello impegnato nel campo della biologia.

Se prendete l’hacker, tenete il suo concetto base di sovvertitore dell’ordine costituito, lo togliete dal mondo informatico-tecnologico e lo spostate in quello biomedico, ecco che tutto cambia: non solo perché si tratta di un mondo e di un tipo di personaggio pressoché inesplorato, ma perché le conseguenze delle sue azioni non si riflettono in righe di testo su uno schermo, ma in alterazioni ben più concrete. Il tema centrale di questi episodi è proprio la realtà del biohacking, che si muove tra microchip sottopelle, trasformazioni estetiche del corpo e ricerca farmaceutica open source. L’hacking biomedico è un concetto ampio che può coprire una vasta gamma di attività, dagli esperimenti scientifici fai-da-te alle tecnologie che mirano a migliorare le performance umane, fisiche e cerebrali, fino alle modifiche sul DNA. Gli obiettivi dei biohackers? Democratizzare le terapie geniche, togliendo il monopolio alle case farmaceutiche, ostacolo nel cammino dell’umanità verso il prolungamento della vita e, un giorno, dell’immortalità.

Nella serie ci troviamo a frequentare l’ateneo di  Friburgo, in Germania, con  la brillante  e misteriosa matricola di Medicina, Mia. Attraverso flashback sul suo passato, scopriamo che la nostra protagonista ha un segreto che la lega alla professoressa Lorenz, una biologa visionaria che ha fondato un impero basato proprio sullo studio del DNA e su come modificarlo per aiutare l’essere umano ad affrontare malattie varie. Per guadagnare la sua fiducia, la ragazza si avvicina al suo assistente Jasper impegnato, oltre che con il suo capo, anche in altre sperimentazioni dello stesso filone di ricerca.

Biohackers mira al semplice intrattenimento senza particolari pretese, prende senza dubbio la strada delle serie più dritte e semplici: è un prodotto che non richiede grande attenzione e ha il pregio di scorrere senza significative problematiche e senza  alcuna pretesa autoriale.