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Cronaca di un successo annunciato.

E’ con questa espressione che si può sintetizzare la II edizione di  “Strenne piccanti”, la domenica più diavolicchia dell’anno. Nel corso della giornata si sono succeduti eventi di arte, cultura, gastronomia, socialità. I relatori intervenuti sono stati importanti rappresentanti dei precedenti settori e della politica. Si è trattato di una bella festa che ha avuto come protagonista il peperoncino, celebrato nella sua varietà, bontà e virtù.

Tra i momenti dedicati all’arte si ricorda l’intensa interpretazione dell’attrice Barbara Amodio delle poesie raffigurate in quadri esposti all'interno della sala convegno. Accanto a questi momenti di arte, ve ne sono stati altri dedicati alla sensibilizzazione su temi sociali.

In particolare, sono da sottolineare le presentazioni di due libri, il primo è: “Scintilla AT20” di Rosalba Baldino. In esso si parla di una malattia di cui si è parlato molto in precedenza, ma ora sembra che sia calato un velo di silenzio su di essa. Il riferimento è all’AIDS. In questo senso la data scelta non è casuale, ma intende ricordare che il primo di dicembre, come negli anni precedenti, si celebra la giornata mondiale contro questo terribile male. Il libro contiene due elementi in riferimento all’ HIV. Il primo dato sono le informazioni relative alle caratteristiche della patologia, alle sue modalità di prevenzione e di trasmissione. Un secondo elemento sono le testimonianze dei malati terminali, le loro emozioni, i loro sentimenti. Sono tanti fili che si intrecciano e il cui fine è quello di invitare i giovani, tra cui si registra il numero più alto di contagiati, a prevenire la diffusione del morbo attraverso rapporti sessuali protetti. L’opera termina con un messaggio di speranza, un vaccino che si sta mettendo a punto e che è stato scoperto dal dottor Arnaldo Caruso.

Il secondo libro è: “Pensavo di vivere cent’anni”, di Anna Laura Cittadino. Il tema è molto delicato: la “dolce morte”, il suicidio assistito. La protagonista è una donna che riteneva di poter vivere una lunga vita e invece, ad un certo punto, scopre di avere una malattia incurabile. Da questa drammatica rivelazione scaturiscono una serie di considerazioni relative alla vita ed al modo di assaporarla, con un gusto diverso e più intenso.

Entrambe le autrici, senza accordo fra di loro, mettono a nudo il fatto che la dignità della persona nel fine vita, è un concetto chiaro nella sua enunciazione ma ambiguo nella sua declinazione nella realtà.