A guardarlo, a colpo d’occhio, si intuisce che è un poliziotto.

Roma  - Forse per la somiglianza fisica, il modo di camminare, il taglio di capelli che ricordano un modello di ispettore in una nella fiction televisiva. Questa descrizione dell’autore di un libro si potrebbe continuare attraverso uno strumento che utilizza sovente nella sua attività: la carta d’identità. Alle seguenti voci si leggerebbe: nome Gianpaolo Trevisi, luogo di lavoro Verona e Peschiera del Garda (VR), professione direttore della locale scuola di polizia e precedentemente dirigente dell’ufficio immigrazione e della squadra mobile di Verona. Segni particolari: simpatia, grande capacità di mettersi nei panni degli altri, sorriso disarmante e coinvolgente, occhi che si aprono sugli spazi aperti del mare.

Connotato saliente: il suo libro “Fogli di via”, ha vinto il premio letterario “Res Magnae. Libri di qualità nello spirito del tempo”, sezione cultura del fare, edizione 2015. L’opera contiene una serie di brevi racconti tratti dalla vita quotidiana di Gianpaolo Trevisi nel suo lavoro di vice questore, illustrati dall’autore nel corso della premiazione. L’oggetto delle trame ruota intorno al problema degli immigrati, al rapporto delle forze dell’ordine con il variegato universo dei clandestini. Questi temi non vengono affrontati con barbose analisi sociologiche, giuridiche, oppure con il tono del tutore dell’ordine pubblico con pugno di ferro. La difficile mediazione dell’autore tra il suo dovere di far rispettare la legge e l’attenzione alle persone viene raccontata invece con uno stile scorrevole, ironico, profondamente umano.

Si tratta dello stesso insegnamento valoriale che Trevisi cerca di trasmettere nella scuola di polizia dove insegna e che sta dando buoni frutti. Il premio è stato conferito dall’Associazione Res Magnae in collaborazione con il gruppo bancario Banco Popolare, i patrocini sono stati del MiBACT, dell’Ambasciata del Portogallo in Italia, dell’ Ambasciata del Portogallo presso la Santa Sede ed il sostegno della Capitaneria di Porto.

Al termine della premiazione, nello storico palazzo Altieri, abbiamo chiesto a Gianpaolo Trevisi di spiegare ai nostri lettori a cosa egli si riferisse accennando alla rivoluzione culturale. Il mio riferimento è alla necessità di parlare, ai giovani ed ai ragazzi, della cultura dell’incontro e che l’altro non debba rappresentare sempre una paura. E’ una considerazione importante in quanto si corre il rischio che la nostra generazione possa trasmettere loro timori e pregiudizi, sentimenti negativi per un loro equilibrato sviluppo". Quali atteggiamenti consiglia alla luce degli eventi parigini? "Essi rendono più difficile una situazione di per sé complessa, nonostante ciò, non dovremmo restare chiusi nel nostro orto, ma cercare di continuare sia la nostra vita quotidiana, sia l’incontro con l’altro. Nella vita può accadere che gli incontri siano negativi ma, nella maggior parte dei casi, l’aprirsi alle persone aiuta a vivere meglio".