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Grande successo di pubblico al vernissage della mostra “Monet. L’invisibile tratto”  che si è tenuto negli splendidi locali dello storico Palazzo Ferrajoli in Piazza Colonna.

Roma - La mostra sarà visitabile fino al 23 giugno sia la mattina che il pomeriggio. Si è trattato  della presentazione in Italia, a parte una breve esposizione in prova a Trevigiano, di 11 litografie di Monet. All’estero le opere in mostra sono state esposte nel Regno Unito su iniziativa di Sua Maestà la regina Elisabetta II, qualche anno addietro. L’evento è stato fortemente voluto dal club Unesco di Roma presieduto dall’On. Carla Mazzuca.

Il fine della mostra, in osservanza del mandato dei club Unesco, è stato quello della valorizzazione della cultura unita ad una forte opera di solidarietà umana.

I fondi raccolti nel corso del vernissage sono stati destinati all’ “Africaproject”, una onlus multiconfessionale che opera in un ospedale pediatrico in  Kenya a favore di bambini che contraggono l’aids a causa del turismo sessuale e sta realizzando anche altri progetti a favore della popolazione locale. Inoltre, le recenti distruzioni di siti archeologici in Medio Oriente sottolineano la necessità del dialogo culturale come elemento fondamentale per contrastare gli integralismi culturali. Essi rappresentano un pericolo non solo perché tendono a cancellare la memoria di un popolo, ma soprattutto la conservazione della sua identità.  In considerazione dell’importanza culturale e sociale dell’evento hanno dato il loro autorevole patrocinio importantissime Associazioni ed Istituzioni tra cui la Camera dei Deputati, Roma Capitale, la Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo; il Marchese Giuseppe Ferrajoli ha offerto l’ospitalità. Al vernissage è stato presente il presidente della Fondazione Roma Emmanuele F. M. Emanuele, i relatori sono stati  il Segretario Generale della Commissione Nazionale Unesco l’Ambasciatore Lucio Alberto Savoia, la presidente della Federazione dei club Unesco  prof.ssa Maria Paola Azario Chiesa, don Alessandro De Spagnolis in rappresentanza dell’Africaproject ed anima dell’evento, il famoso critico d’arte prof. Claudio Strinati. Quest’ultimo ha illustrato i contenuti di un catalogo, di cui ha scritto l’introduzione, in cui sono contenute le informazioni sulle opere in mostra. Le incisioni fanno parte di un gruppo di 20 litografie che provengono da un album stampato probabilmente negli ultimi anni dell’ ‘800; le nove stampe che mancano appartengono ad un diverso proprietario. L’autore della raccolta è un valido incisore inglese, William Thornley che ha tratto le litografie da alcuni dipinti famosi di Monet con tecniche avanzate dell’epoca.

Le stampe sono molto belle, suggestive, romantiche, segnate dal tempo. Il fatto che siano un pò pallide e delicate è segno di autenticità. Rappresentano una testimonianza del culto per Monet già durante la vita dell’artista francese. L’immagine più bella è forse quella che riproduce l’arrivo del treno che ricorda il celebre episodio della prima proiezione cinematografica dei fratelli Lumière. Nelle litografie le immagini sono ombrate, impalpabili. Vi è uno sguardo della realtà estremamente discreto, una visione poetica di adesione alla natura, ai valori assoluti dell’uomo come la bontà. Nella natura si può intravedere un “respiro” del Divino.  

Nel corso del vernissage abbiamo chiesto al prof. Claudio Strinati: “Nella sua presentazione delle opere ha accennato all’ eticità in riferimento a Monet, può spiegarla ai nostri lettori?” “Chi produce un’opera d’arte, sicuramente lo fa per un impulso etico. L’artista è sempre un modello di eticità, l’uomo può esserlo o meno. La coincidenza tra vissuto e opera può non esservi. Questo fatto alcuni lo vedono come una contraddizione, ma può essere anche sintomo della complessità della personalità umana.