Chi non conosce le istanze conflittuali rese celebri da William Shakespeare nell’ “Amleto”?: “Essere o non essere, questo è il problema.

Se sia più nobile sopportare le percosse e le ingiurie di una sorte atroce, oppure prendere le armi contro un mare di guai e, combattendo, annientarli”.

Il destino, a volte, può essere beffardo. Nel caso di sorte avversa,  la tentazione più forte può essere quella di immedesimarsi con il famoso titolo di un libro di Grazia Deledda: “Canne al vento”, e sentirsi in balia di un vento mutevole, repentino.

Cedere, quindi, all’ ineluttabilità’, all’autocommiserazione, fare propri i versi di una lirica intitolata “Ogni caso”. L’autrice é la poetessa polacca Wisława Szymborska, la cui opera ricorda il mito greco della dea Ananke, la personificazione della forza del destino.

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano

....

In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
....

La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

Eppure questa lirica contiene, negli ultimi versi, la possibilità di una magia: quella di un amore così grande che permette di sentire il battito dell’altro nel proprio cuore. Questo significa (ri)scoprire l’amore poiché la sofferenza, oltre ad essere dolore, può essere anche durata e solitudine nel dolore. Ne deriva, quindi, che la terapia parte da uno sguardo, da una relazione. Successivamente vengono le competenze, la struttura, la programmazione della cura.

A ben guardare, come insegnava l’intellettuale Francesco Trisoglio: “la vita non si costruisce con i “se”, ma con i “nonostante”. In questa linea, é esplicativa una lirica del poeta greco Kostantinos Kavafis intitolata: “Per quanto sta in te”:

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo per quanto sta in te:
non sciuparla nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano gioco balordo
degli incontri e degli inviti
fino a farne una stucchevole estranea.

Questa poesia é un invito a non sprecare, in nessun caso, la propria vita. In particolare, la frase “per quanto sta in te”, potrebbe sembrare un invito al riduzionismo, in realtà indica altro. Il riferimento é al livello più alto, al maggiore sforzo che é possibile compiere in una data situazione “per non sciupare ...” e rendere “una stucchevole estranea” la propria esistenza.

Un altro aspetto da evidenziare é una certa confusione tra la vulnerabilità e la fragilità rispetto alla virtù cardinale che potrebbe fare da contrappeso ad esse: la fortezza. Essa non equivale alla forza. Per chiarezza espositiva si effettua una premessa sulla differenza tra fragilità e debolezza. Quest’ultima appartiene agli “inciampi” del destino ed indica, sostanzialmente, la nostra apertura verso gli altri e, di conseguenza, la possibilità che loro possano farci del male. La fragilità, invece, corrisponde grossolanamente all’inettitudine, al non riuscire a gestire il proprio cammino personale. Per questo viene richiesta la fortezza, ovvero il coraggio unito alla perseveranza, come rimedio della debolezza.

Fuor di metafora, un esempio concreto sono Alessandro Longo e Marinella Rocca, rispettivamente qualificato professionista e docente universitario. Detto diversamente,  é stato proprio il difficile periodo delle cure a far capire ad Alessandro cose diverse rispetto alle sicurezze anteriori alla patologia contro cui sta lottando da anni. Un esempio é la differente consapevolezza di sé, ovvero l’essere riuscito a  superare il fatto  di sentirsi solo un ammalato per coltivare ancora gli stimoli della cultura, in una ricerca personale umile ed intelligente. Questo risultato é stato possibile anche grazie alla tempra ed alla volontà della moglie, Marinella. Ella ha ben capito che l’esistenza, quando é irta di ostacoli, richiede anche il peso della pazienza. Essa può restituire questa fatica, in termini di umanità, nel momento in cui si accetta, per amore, di chinarsi verso la sofferenza. Questo non significa annullarsi, ma trovare in questa relazione un senso della propria esistenza coltivando insieme la fortezza, cioé continuando a credere e lottare nella vita con tutte le proprie forze, con un’umile eroismo, evitando di cadere in alcuni perversi meccanismi psicologici legati alla fragilità che molte famiglie ben conoscono.

Alessandro e Marinella hanno voluto condividere le considerazioni esposte in precedenza nella convinzione di aiutare coloro che si trovano in situazioni simili. Questo percorso esperienziale é contenuto in una trilogia: “Dolore e Metafora. Psicopatologia di un ictus”, “Tre vite per ricominciare” e, ultimo in ordine di pubblicazione, “I miei pensieri in libertà”. Esso é stato presentato, con grande successo, nella sede dell’ “Associazione Pugliese di Roma” con i saluti della relativa Presidente Irene Venturo e moderato dalla Presidente dell’ “Associazione “Vivere con filosofia” Rosanna Buquicchio (entrambe in foto insieme ad Alessandro Longo e Marinella Rocca).

Accanto agli autori hanno partecipato all’evento, tra gli altri, l’Ambasciatore Lucio Savoia, il diplomatico Prof. Giuseppe Manica, la Prof.ssa Donatella Capone di Roma Tre e l’ Amministratore Delegato della casa editrice LuoghiInteriori Antonio Vella.