La coppia più strana ed improbabile che abbia vinto una medaglia olimpica é forse quella composta da Jubilee e Lis. La prima era bruttina, con un corpo ordinario per cui, sovente, non  era riconosciuta quando veniva vista da vicino, lontano dalle gare. Le sue simili, invece, erano belle e con una muscolatura armoniosa.

Nella foto della premiazione, sul podio, furono immortalati due uomini in divisa, tesi nell’atteggiamento del saluto militare; Lis, invece, si asciugava le lacrime di gioia. Ella, inoltre, indossava dei pantaloni a sbuffo che le stavano addosso in modo singolare, ed era leggermente inclinata di lato, come se non fosse molto stabile su se stessa. Cosa vi era di eccezionale in questa medaglia d’argento vinta nel 1952 ad Helsinki nel dressage (gara di addestramento n.d.r.), una disciplina sportiva che richiede eleganza ed abilità? Jubilee non era una cavalla nata per le competizioni e la fantina, Lis Hartel, aveva le gambe paralizzate, cosce e braccia indebolite da una poliomielite.

A dispetto di tutte le difficoltà, la stampa dell’epoca definì Jubilee e Lis “dee dell’arte equestre”». Questa storia di un legame profondo ed indissolubile può essere emblematica della millenaria relazione descritta  nel libro: “Il cavallo e l’uomo”,  presentato negli storici locali di Palazzo Valentini a Roma. Autrice dell’opera é Maria Lucia Galli, Direttore responsabile della rivista “Cavallo 2000” con un’ampia, qualificata esperienza nel settore dell’equitazione e della manifestazione “Fieracavalli” di Verona.

La particolarità della prima parte  del libro é la descrizione, con penna elegante ed accattivante, di un elemento fondamentale. Il montare in sella é l’aspirazione più comune in qualunque attività con il cavallo. Tuttavia, quello che nella propria mente (e nei film) può sembrare semplice, nella pratica potrebbe essere diverso. L’animale, infatti, in alcuni casi può agire in maniera istintiva, come nel caso del salto di un ostacolo. In questa ipotesi, infatti, il cavaliere potrebbe trovarsi in difficoltà nell’ipotesi in cui l’animale, per qualche motivo, abbia paura e quindi si imbizzarisca o si fermi di colpo, rischiando di far cadere la persona in groppa. Questa é una delle ragioni per cui é fondamentale partire da una relazione consapevole con il cavallo che sia rispettosa della persona e dell’animale. Successivamente sarà tutto più facile e naturale. Detto diversamente, apprendere quali sono i suoi istinti naturali, assecondarli, consente al “nobile animale” di entrare in fiduciosa sintonia con il fantino. Una conferma si ritrova nella storia narrata. Lis conduceva la sua Jubilee sostanzialmente con una leggera inclinazione del busto, e la cavalla rispondeva con un comportamento docile, eseguendo perfettamente i movimenti suggeriti.

Il libro, quindi, espone i bisogni dei cavalli ed il loro modo di comprendere l’ambiente circostante. Per questo l’opera intende essere una sorta di ponte, di traduzione del linguaggio degli equini con l’uomo per un’armoniosa comunione.

Nella seconda parte nel libro é delineata in maniera piacevole e fruibile la potenza evocativa dei cavalli, come nel caso delle arti figurative. Si pensi alle sembianze equine delle grotte preistoriche, ai manufatti greco-romani, agli splendidi monumenti equestri rinascimentali, alle raffigurazioni di Chagall ed a quelle di Picasso in “Guernica”. In quest’ultima opera lo straziante urlo di dolore del cavallo é lo stesso che, da sempre, denuncia l’orrore della guerra. Detto diversamente, nel corso del tempo i destrieri sono stati simbolo di nobiltà, velocità e potenza  descritti nella letteratura dei popoli. Un esempio é un  racconto mitologico con cui Ovidio, nella sua opera Metamorfosi, descrive il primo “incidente stradale” di cui fu vittima Fetonte. Quest’ultimo, in breve, chiese al padre, il dio Apollo, di poter portare il suo carro del Sole (in linguaggio moderno é come se avesse domandato al genitore di guidare una Ferrari senza aver preso la patente) con risultati disastrosi. Altri emblemi che si riferiscono al soprannaturale si ritrovano  nella iconografia classica e sono il centauro, l’ unicorno e l’ ippogrifo ( quest’ultimo protagonista nell’Orlando Furioso.. e nella saga di Harry Potter n.d.r.).

Sostegno all’iniziativa editoriale é giunto, tra gli altri autorevoli relatori, da Maurizio Rosellini, CEO di “Horse Green Experience”. Essa è una manifestazione organizzata dalla rete di imprese “Final Furlong” in collaborazione con rilevanti realtà nazionali ed internazionali, nonché Evento Partner della Settimana Verde dell’Unione Europea. La manifestazione sviluppa contenuti ed iniziative  gratuite in un’innovativa vetrina delle potenzialità simboliche e sostanziali del cavallo, visto come protagonista dello sport e dello spettacolo, soggetto della storia e dell’arte, promotore di cultura e di ricerca, fattore di sviluppo sostenibile, di pace e di tutela dell’ecosistema. Maggiori dettagli sulle iniziative che inizieranno a maggio sul sito https://horsegreenexperience.com/

Analogo apprezzamento sui contenuti e sulla sensibilità espositiva del libro “Il cavallo e l’uomo” é giunto anche da un altro qualificato relatore, Gianluigi Giovagnoli, National Head FEI Veterinarian e  Segretario della Federazione Italiana Sport Equestri (FISE).  Quest’ultima organizzazione ha ideato il concorso “HorsEmotion”. Esso premia le opere artistiche di ogni tipo (figurativo, letterario e cine-fotografico) prodotte sia dai tesserati FISE di ogni età,  sia da appassionati non tesserati nelle categorie Open, che siano in grado di esprimere le più belle emozioni del rapporto uomo-cavallo. Per ulteriori informazioni visitare il sito https://www.fise.it/attivita-federazione/salute-e-benessere-del-cavallo/horsemotions.html

Gran cerimoniere dell’incontro a Palazzo Valentini é stata la giornalista Paola Olivari, che ha sapientemente pungolato i relatori sugli aspetti innovativi a tutto tondo dell’opera presentata.