I musei di San Domenico di Forlì ospitano, dall’11 febbraio al 18 giugno 2017, una bella mostra sull’Art Decò, con un’attenzione particolare alle arti italiane di quel periodo.

Forlì. Anni ruggenti.  Così vengono definiti. Come fosse appunto il ruggito di un leone o di una tigre. Un modo per aggredire la vita, prenderla di petto. Dieci anni per la precisione: dal 1919 al 1929. Ovvero subito dopo la prima guerra mondiale fino al crollo di Wall Street. Unghie e ruggiti che hanno poi manifestato tutta la loro natura illusoria.

Come ben specificato anche nel comunicato stampa, il periodo che viene definito Art Decò segue direttamente lo stile dei primi anni del Novecento, lo stile Liberty o Art Nouveau. Dapprima seguendone i dettami, poi via via prendendone sempre di più le distanze fino a diventare qualcos’altro.

Come nel caso del Liberty, anche l’Art Decò investe tutti gli aspetti del vivere. E’ una tendenza che non si limita alle creature più immediate, figlie dirette (e fino ad allora predilette) dell’arte – pittura, scultura e anche architettura – ma  si allarga a macchia d’olio andando a toccare le cosiddette arti decorative, che anzi diventano le vere protagoniste. Per cui ceramiche, vetri, oggetti di uso quotidiano, tessuti e metalli. E poi grafiche e stampe, la moda con i suoi abiti; musica, letteratura, cinema, teatro.

Uno stile artistico che diventa stile di vita. Per questo la mostra di Forlì appare così ricca e variegata. Ricca nelle opere, ma anche nei nomi, che sono quelli di artisti importanti: Gio Ponti, Galileo Chini, Pietro Melandri, Fortunato Depero, Gino Severini, Felice Casorati, Arturo Martini, Cagnaccio di San Pietro, Tamara de Lempicka, tanto per citarne alcuni.

Della pittrice polacca ad esempio presenti al museo il ritratto Saint-Moritz del 1929, accanto a bellissimi esempi di arti decorative come i preziosi vasi di Ponti per la Richard-Ginori, o il ‘Vaso con gallo’ di Roberto Rosati e Ferruccio Palazzi datato 1922, o ancora i Danzatori con cembali di Chiparus.

La mostra Art Decò. Gli Anni Ruggenti in Italia è a cura di Valerio Terraroli e presenta, tra gli altri, saggi in catalogo (edito da SilvanaEditoriale) di Casali, che approfondisce la storia della ceramica faentina e i suoi rapporti con l’Art Decò; di Matteo Fochessati, il quale ci illustra nel suo scritto la diffusione ‘pubblica’ di questo stile;  di Rucellai che spiega invece il rapporto di Gio Ponti con la manifattura Richard-Ginori.

Ci piace chiudere l’articolo con le parole di Margherita Sarfatti, riportate nel saggio di Terraroli, che in qualche modo riassumono l’anima di questo originalissimo stile di inizio secolo: «L’arte decorativa è testimone fedele del costume e del tempo, e rivelatrice di significative verità, anche se pretende di camuffarle (…),  definisce quello che siamo totalmente, con tutta la ricchezza e l’autorità della nostra cultura (…), essa appartiene a tutti, per tutti i bisogni degli uomini, i solenni e gli umili… Di fronte al razionalismo iconoclasta della giovane scuola, la quale ci condanna a vivere attorniati da inesorabili espressioni di utilità senza alcuna fioritura ornativa, invochiamo il dono di un po’ di bellezza per addolcire, per arricchire, per nobilitare l’aspra vita quotidiana con il sorriso del divino, del solo indispensabile superfluo».

 

ART DÉCO. Gli anni ruggenti in Italia

11 Febbraio 2017 - 18 Giugno 2017

Forlì, Musei San Domenico

Orario: martedì – venerdì, 9.30 – 19.00; sabato, domenica e festivi, 9.30 – 20.00;

http://www.mostrefondazioneforli.it/

    

  1. Locandina
  2. Leopoldo Metlicovitz, Turandot, 1926, litografia a colori. Milano, Archivio Storico Ricordi
  3. Mario Cavaglieri, Piccola russa, 1919-20, olio su tela. Collezione privata.
  4. Tamara de Lempicka: La sciarpa blu, 1930, olio su tavola, 56,5 x 48 cm, collezione privata
  5. Alberto Martini: Ritratto di Wally Toscanini, 1925 pastello su carta, 131 x 204 cm collezione privata
  6. Gio Ponti: La conversazione classica, 1925, maiolica Sesto Fiorentino, Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia
  7. Romeo Berardi: Piatto con cerbiatti ,1924, terracotta dipinta e invetriata, cm 28 (diam). Wolfsoniana-Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Genova
  8. Baccio Maria Bacci: Ritratto di Matteo Marangoni ,1919 , olio su tela, cm 105x84. Wolfsoniana - Palazzo Ducale Fondazione Regionale per la Cultura
  9. Roberto Rosati e Ferruccio Palazzi: Vaso con gallo, 1922 ca., terracotta dipinta e invetriata cm 40x24. Wolfsoniana - Fondazione Regionale per la Cultura e lo Spettacolo
  10. Renato Bassanelli: Piatto con volto femminile, 1920, terracotta dipinta e invetriata, cm 5x23 (diam). Wolfsoniana - Palazzo Ducale Fondazione Regionale per la Cultura
  11. Galileo Chini, Grande cache-pot con le salamandre per le Terme Berzieri di Salsomaggiore Terme, 1925, maiolica. Collezione privata
  12. Anselmo Bucci: Rosa Rodrigo (La bella), 1923, olio su tela, courtesy Matteo Mapelli – Galleria Antologia, Monza
  13. Oppi_Nudo disteso La figlia di Jeftem
  14. Arturo Martini, La Nena, 1930, terra refrattaria. Collezione privata
  15. Demetre Chiparus, Danzatori con abiti orientali e cembali, 1920-30, bronzo e marmi. Collezione privata
  16. Gio Ponti: La casa degli Efebi, 1924-1925, Richard-Ginori, otre in maiolica dipinta a mano in marrone, ocra, nero e blu. Sesto Fiorentino, Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia
  17. Gio Ponti: Mano della fattucchiera e Mano fiorita, 1935 Richard-Ginori, stabilimento di Doccia, porcellana dipinta a mano in oro Sesto Fiorentino, Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia
  18. Oscar Hermann Lamb: La coppa verde, 1933 olio su tela, collezione privata
  19. Felice Casorati: Raja, 1924-1925 tempera su tavola, collezione privata
  20. Tamara de Lempicka: Saint-Moritz 1929 olio su tavola Orléans, Musée des Beaux-Arts