Nicoló Zaniolo è nell'occhio del ciclone ma di certo non da oggi, il solo fatto di verstire la camiseta giallorossa non fa piacere a tutti. Il passato da simpatizzante della Juventus e quella maglia dell'Inter indossata ai tempi della Cantera lombarda. Rinnovo, adeguamento, talento e quei crociati rotti lo hanno fatto amare all'ombra del Colosseo.

L'ostentazione di una romanità innata - che può diventare di certo romanismo - preclude qualsivoglia dibattito fuori le mura della città del Gladio. L'impegno profuso e quella prosa scritta con il pallone tra i piedi. Un'estate passata sulle prime pagine dei giornali, le indiscrezioni e le esclusive totalmente inventate; il fantasista le ha sconfessate tutte dalla prima all'ultima in conferenza stampa.

Gli insulti dalla sponda bianco e celeste del Tevere, quella Nobiltà Capitolina sporcata da una sparuta minoranza che si è dilettata nell'arte dell'insulto degli Zaniolo's. L'euforia della Conference vinta, quei cori contro i rivali di sempre subito dopo aver gettato la sfera alle spalle di Bijlow in quel di Tirana.

Petto nudo ed occhiali da sole. Zaniolo cerca in maniera costante la via del gol, quella bizza da ragazzo inquieto che gli è costata l'espulsione contro il Real Betis Balompiè. La gara contro la Sampdoria può essere un crocevia importante, la fiducia del tecnico Josè Mourinho nel post gara: "Fisicamente devastante" e quell'abbraccio con la mano armata del lusitano. Gianluca Mancini lo accoglia a lui al termine delle ostilità per far sì che quella rabbia e quel rammarico diventino espressione di ciò che tutti si aspettano. La rete annullata in fuorigioco ad un calciatore che sfida il fato con delicatezza e sfrontatezza. È il momento di prendere per mano la Roma e trascinarla dove in pochi l'hanno portata. Lo Special One come guida e Paulo Dybala come mentore in campo. Quella magia che lo può far diventare la stella di questa compagine. Danzando sul pallone, diventando un potentissimo concentrato del tutto. Testa e grinta, talento e passione per il gruppo.