Liga apertissima con le due regine del calcio spagnolo appaiate in testa. Quique Setien, all’esordio sulla panchina blaugrana, mostra già i segnali di una rivoluzione al contrario.

RITORNO AL FUTURO BLAUGRANA – Spunti per parlare dell’ultima settimana di Liga ce ne sarebbero parecchi. Potremmo dire “colpo di tacco”, quello che accomuna i gol di Messi al Granada e Casemiro al Siviglia, nati entrambi grazie ad una giocata simile: la Pulga viene imbeccata, dopo un’azione monstre, da un tacco di Vidal; il centrocampista brasiliano del Real da un tacco di Jovic che inizia a scrollarsi di dosso qualche critica.

Potremmo partire magari dal costante e ormai consolidato exploit di Casemiro, mediano madrileno che da “scarto”, spedito nel 2014 proprio dai Blancos, a farsi le ossa in Portogallo si è ritrovato ad essere una colonna portante imprescindibile della corazzata madrilena. Inutile però girarci intorno, in Spagna la maggiore curiosità di giornata era tutta su quel Quique Setién, allenatore sessantunenne di Santander che si accomodava per la prima volta su una delle panchine più ambite, e allo stesso tempo temute, del mondo intero. Superata la repentina quanto inattesa “diatriba Valverde”, col tecnico dell’Estremadura invitato a farsi da parte dopo l’eliminazione in Supercoppa, il pubblico blaugrana ha seguito l’insediamento dell’ex tecnico del Betis con una speranza e paura. I media si sono rincorsi in sperticati racconti di un personaggio crujiffiano, quasi fiabesco, e l’esordio contro il Granada non ne ha restituito un’immagine molto differente. I mezzi a disposizione del Barcellona hanno permesso all’ex Betis, che pure in Andalusia aveva mostrato sprazzi di gran gioco, di sbizzarrirsi nella propria idea di calcio, applicando un gioco molto più simile a quello di Guardiola rispetto ai propri predecessori, Valverde in primis. Il possesso palla è tornato ad essere assoluto protagonista ma ad una velocità supersonica e soprattutto con una particolare attenzione agli scambi nello stretto tra le punte e le mezzali. Pressione feroce sul portatore di palla e uno sdegno malcelato nelle verticalizzazioni sono un altro segno distintivo del Barcellona visto contro il Granada. Un Barcellona che è tornato ad essere divertente, creando una mole consistente di occasioni da gol, ma che allo stesso tempo ha chiuso solo 1-0 la sfida interna con gli avversari rimasti in dieci uomini. Insomma la strada sembra quella giusta, o per lo meno quella auspicata da tutti gli amanti dei catalani: un ritorno al Barça tritatutto di Guardiola con un tocco nuovo. Per il momento comunque Barcellona e Real Madrid (vittorioso 2-1 contro il Siviglia di Lopetegui) rimangono prime a 43 punti. L’Atletico Madrid, terzo, è lontano ben 7 punti: la sconfitta con l’Eibar toglie ogni velleità di vittoria per i colchoneros e getta un’ombra su un’altra possibile stagione anonima della squadra.

HAALAND DA SOGNO – Neanche a farlo apposta l’ultimo a riuscire in tale impresa è stato un certo Aubameyang, sempre contro l’Ausburg, nell’agosto 2013. L’esordio di Haalanda in Bundesliga, coronato da una tripletta in poco più di venti minuti, è assolutamente da incorniciare. Il Borussia Dortmund, proprio grazie ai gol del gigante danese arrivato a gennaio, porta a casa una vittoria rocambolesca su un Ausburg arrembante: risultato finale un pirotecnico 5-3. Numeri impressionanti quelli del ventenne attaccante proveniente dal Salisburgo, capace di segnare in metà stagione 31 gol tra campionato austriaco, Coppa d’Austria e Champions League. Nel frattempo però al comando della Bundesliga rimangono i “cugini” del Salisburgo, ovvero il RB Lipsia, che batte 3-1 in casa l’Union Berlino anche grazie alla doppietta di Timo Werner: la punta della nazionale tedesca si conferma ancora una volta in ottima forma fisica e mentale toccando le 20 reti in campionato, primo cannoniere del torneo in coabitazione con un certo Lewandowski. Proprio il polacco è uno dei quattro marcatori che permettono al Bayern Monaco di vincere 4-0 sul campo dell’Hoffenheim e rimanere in scia del Lipsia pur scontando un ritardo di 4 punti. Crolla invece il Borussia M’Gladbach: il 2-0 subito sul campo dello Schalke04 fa scendere i bianconeri al terzo posto, a -5 da una vetta ormai difficilmente raggiungibile.

MAN. CITY STOPPATO, I REDS A +16 – La Premier League prende sempre più i contorni di un “omicidio perfetto”: il Liverpool di Klopp vola senza avversari per la gioia dei propri sostenitori mentre gli avversari si allontanano sempre di più fino a creare due diverse competizioni. Una, quella dei Reds, che aspettano ancora la prima squadra in grado di batterli in campionato; la seconda quella delle altre, dette “normali”, che combattono per un posto in Europa o per salvarsi. Contro il Manchester United pochi si aspettavano un risultato diverso dalla vittoria del Liverpool che infatti non ha disatteso le aspettative vincendo con un 2-0 comodo comodo. Nel pomeriggio invece il Manchester City di Guardiola aveva incontrato un nuovo stop casalingo andando a pareggiare 2-2 contro il Crystal Palace di Hodgson. I citizens a dire il vero avevano già abbandonato ogni velleità di recupero sul Liverpool che grazie al nuovo passo falso dei ragazzi di Guardiola scappano a +16 con una partita da recuperare. Nella lotta per le posizioni europee fanno male sia Tottenham che Arsenal: i ragazzi di Mourinho pareggiano 0-0 sul campo del Watford e la striscia di partite senza vittorie si allunga a quattro. I Gunners invece si fanno fermare 1-1 all’Emirates dalla rivelazione Sheffield che veleggia ad un sorprendente -2 dalla zona Europa League. Perdono anche Leicester e Chelsea ma mantengono rispettivamente la terza e la quarta posizione in classifica.