Parole, parole, parole. A volte se ne spendono troppe e a volte troppo poche! Le parole ti rendono libero oppure ti rendono schiavo di quello che dici?

Quante parole sentiamo, leggiamo e diciamo ogni giorno. Parole sensate, a volte insensate, dette in modo intellegibile e comprensibile, come al contrario, vuote, prive di contenuto, di sostanza, ermeneutiche, che ti fanno venire il dubbio se sei te che non capisci o è l’interlocutore incapace, volente o nolente, di esprimere i propri concetti.

 

Le parole ti rendono libero oppure ti rendono schiavo di quello che dici? Le parole, che non sono altro che il riflesso del pensiero e la rappresentazione soggettiva della realtà, in qualche modo ti rendono libero perché con queste hai la possibilità di aprire il tuo cuore e di esprimere in modo indipendente i tuoi pensieri interiori.

Attraverso le parole descrivi i tuoi malesseri, le tue soddisfazioni, i tuoi malumori, le tue gioie, le tue frustrazioni, ma non sempre si può dire ciò che si vuole. Il più delle volte bisogna misurarle, soppesarle, bilanciarle, intuendo abilmente anche con riferimento al contesto in cui ti trovi, quel che si può dire e che non si può dire, perché possono apparire sconvenienti, controproducenti o ancora irriverenti. Le parole hanno la forza e la capacità di mortificare, offendere, umiliare possono essere taglienti, lacerare l’anima come un’arma. Per difenderti da queste devi stare attento a non dare troppo spazio agli altri per non consentirgli di usarle contro di te.

A volte se ne spendono troppe e a volte troppo poche. Siamo sommersi da parole vaghe o inutili, che non si concretizzeranno mai in fatti, o dette nella consapevolezza della loro inutilità. Così come, quante parole sottaciute consapevolmente e non dette, che sarebbe stato meglio dire per cambiare la propria vita. Le parole possono ubriacarti, raggirarti, ma anche offrirti fondamentali spunti di riflessione per confrontarti e vedere la vita da un’altra prospettiva, quella della soggettività dell’altro.

Giocare con le parole per alcuni è un passatempo da bambini, grazie all’astuzia con la quale le usano, alla velocità di pensiero e alla velocità di parola. Per altri usarle è uno scoglio insormontabile, perché non avvezzi a parlar troppo per mancanza di strumenti o mezzi.

C’è infine chi impara ad usarle in modo congeniale, perché è riuscito a capire, anche sulla propria pelle con il continuo esercizio e confronto con gli altri, come servirsene.