Sconfitta per 0-2 tra le mura amiche, la squadra di Pioli saluta in maniera forse definitiva le residue speranze di qualificarsi alla prossima Europa League.

Roma - La Lazio perde in casa con il Napoli e, con ogni probabilità, dice addio al sogno di partecipare alla prossima Europa League. Certo, le speranze dei biancocelesti di continuare a lottare per un posto nelle competizioni continentali non erano poi così tante: il rigore sbagliato da Domenico Berardi, nell'anticipo tra Sassuolo e Roma, aveva già spedito, insieme al pallone in curva, anche i giallorossi a ben nove punti di distanza dai cugini, in attesa del loro insidiosissimo match contro il Napoli.

Miracoli sportivi e risultati incredibili di questo tipo, tra l'altro, hanno abbandonato l'Olimpico di Roma da diverso tempo: così la Lazio si è arresa senza nemmeno dispiacersi troppo ai partenopei, lasciandogli sia i tre punti (con un agevole 0-2) che la possibilità di tenere la testa della classifica a discapito della Juventus.  

Con assenze pesantissime in tutti i reparti (de Vrij, Radu e Bisevac in difesa, Biglia, Cataldi, Milinkovic-Savic e Kishna a centrocampo, Djordjevic e Matri in attacco), la Lazio inizia il match con un buon ritmo, ma si fa mettere in ginocchio da un uno-due terribile che porta le firme del solito Higuain e di Callejon: prima l'argentino, ritrovatosi davanti a Marchetti, è abile a sfruttare un rimpallo su di lui per realizzare lo 0-1; poi, intorno alla mezz'ora, lo spagnolo punisce con un bel pallonetto l'estremo difensore dei biancocelesti.

Sotto shock e con un piano di recupero non del tutto chiaro in mente, la reazione laziale, nella ripresa, è convinta ma poco concreta: ad eccezione di un gol divorato da Klose (ancora a zero realizzazioni stagionali), le occasioni biancocelesti non spaventano praticamente davvero mai la retroguardia del Napoli.

Male, oltre alla squadra, anche la tifoseria: rischia di far sospendere la partita per i cori razzisti contro Koulibaly, continua a disertare lo Stadio e preferisce cantare contro Lotito piuttosto che tifare la proprio squadra in difficoltà. Visto la scorsa Stagione, con la medesima Presidenza ma differenti risultati sia sul campo che sugli spalti (la squadra lottava per il Secondo Posto, con lo Stadio Olimpico stracolmo), forse ha davvero ragione chi dice che questa tifoseria è presente soltanto quando si vince.