Foto: da Netflix

Come regalo per il nuovo anno, Netflix ha deciso di donarci  una nuova stagione di Black Mirror, uscita proprio il 29 dicembre 2017.

Come sempre gli  episodi, prodotti da Charlie Brooker, non mancano di un'atmosfera cupa e a tratti claustrofobica, derivata dal progredire delle nuove tecnologie e  dai relativi effetti collaterali. Un episodio in particolare della nuova stagione, va a ricalcare i tratti classici e alienati del mondo di Black Mirror: Arkangel. L'episodio archetipico, è diretto dall'attrice Jodie Foster (Il silenzio degli innocenti, Taxi driver), già esperta nel campo delle serie tv, dopo la regia di alcuni  episodi di House of Cards e Orange is The New Black. 

Al centro della narrazione, ancora una volta, troviamo il potere distopico della tecnologia che, in questo caso, trova il perfetto riscontro nelle paranoie di una madre single ed eccessivamente protettiva nei confronti della figlia, Sara. Per la donna, la soluzione a tutte le sue paure diventa Arkangel: un centro di controllo (micro chip), iniettato nella figlia, che le permette  di regolare, filtrare e supervisionare gli stimoli esterni attraverso un tablet, fino a soggiogare la crescita della bambina. Se l’infanzia si dimostra un periodo di crescita graduale e facilmente controllabile, il vero problema si manifesta nell’adolescenza, durante la quale emergono i primi segnali di insofferenza e  ribellione.

Il dispositivo Arkangel, durante il corso dell’episodio, da strumento utile diventa un motivo di malessere, sia per la madre che per la figlia, a causa dell’uso eccessivo che ne viene fatto. Durante l‘infanzia della bambina, la tecnologia diviene l’arma che annulla il suo aspetto umano ed emotivo, fino a privarla di una vita reale, ovattando ogni situazione negativa o sconveniente e negandole esperienze che i suoi coetanei hanno già vissuto; rendendola dunque incapace di affrontare gli ostacoli della vita. Venuta meno questa consapevolezza, la coscienza dietro ogni scelta è sempre minore, e da qui emerge il paradosso: in un mondo ipercontrollato, in cui anche l’errore è tenuto a freno ed eliminato, anche l’esperienza su  cui poggia tutta la capacità evolutiva umana è azzerata; un fenomeno che sarebbe in grado di portare al collasso della società e di rendere gli uomini sempre più inconsapevoli delle proprie azioni.                                       

Solo durante l’adolescenza nasce in Sara il sentimento di rabbia e inadeguatezza, causato da questa ‘crescita controllata’, che ci condurrà verso la drastica conclusione dell’episodio, in cui la bambina, ormai cresciuta, si approprierà della libertà decisionale di cui è sempre stata privata.

Il finale dell’episodio ci lascia con l’amaro in bocca, in quanto testimonia il completo fallimento di Arkangel, ma gli interrogativi davanti ai quali ci pone sono diversi: fino a che punto un genitore può operare affinché i figli crescano al sicuro dai pericoli del mondo? Fino a che punto la protezione è sana e non è una gabbia? Quanto influisce la tecnologia sulle nostre azioni e sui nostri comportamenti?