Il secondo episodio dell'attesissima Season Five di The Walking Dead ci riporta sul nostro gruppo di "sopravvissuti", proprio come il titolo propone, e continua a percorrere la strada dell'allontanamento da Terminus, intrapresa già nel finire della scorsa puntata; lo fa, questa è la grossa differenza con la Première, togliendo il piede dall'acceleratore per quasi tutta la lunghezza dell'episodio, salvo poi pigiarlo con decisione nei cinque minuti finali. Andiamo con ordine, almeno da un punto di vista riassuntivo. Rick e compagnia scappano da Terminus, ormai solo un posto ridotto in fiamme e pieno di Walkers, e tante piccole dinamiche ci raccontano come si sta evolvendo lo spirito comune del gruppo: da Carol, impegnata a giustificare i motivi del suo abbandono, a Bob che scherza con Sasha e cerca di continuare a vedere del buono nella situazione in cui tutti si sono ritrovati, a Maggie e Glenn, sempre più complici nel mare di difficoltà.

La perlustrazione della foresta circostante, alla ricerca di un mezzo per riprendere il viaggio verso Washington D.C. e sperare nella salvezza di cui Eugene pare sicuro di essere a conoscenza (ma poi, ci sarà davvero, questa benedetta cura? Perché si è passati in due puntata dal parlare di una soluzione salvifica per tutta l'umanità a delle "infrastrutture in grado di proteggere i superstiti", quindi la storia del nerd capellone inizia decisamente a puzzare), porta il gruppo a fare la conoscenza di Padre Gabriel, uomo di fede disperatamente in fuga da un gruppo di Walkers ed assolutamente non in grado di difendersi. Rick e qualcun altro eliminano gli Erranti che vogliono pranzare con il prete e lo salvano, ottenendo come ricompensa il poter accedere alla sua Chiesa e passare il tempo in maggiore tranquillità. La tranquillità sarà solo relativa, e non serviva il sermone di Rick al figlio Carl (qui passato dallo sparare in faccia a gente della sua età, peraltro disarmata, a pensare che "non possono mica essere tutti cattivi!") a ricordarci quanto il pericolo continui a nascondersi dietro ogni angolo: in una spedizione alla ricerca di maggior cibo, Bob se la vedrà decisamente brutta e probabilmente verrà morso; proprio in ragione di questo, la sera, uscirà da solo per una camminata piena di lacrime e frustrazione, mentre il resto del gruppo sta consumando la cena guadagnatasi nella spedizione nella chiesa di Padre Gabriel. Il prete, però, ha probabilmente accordato la sua sicurezza con "qualcuno" dalle intenzioni non proprio buone: il risultato è l'arrivo di questo "qualcuno", che da una botta in testa a Bob e lo fa svenire.

Nello stesso tempo, Daryl e Carol vedono la macchina che ha rapito Beth e si lanciano all'inseguimento, aprendo un possibile scenario, nella prossima puntata, proprio sul destino della sorella di Maggie. Tornando a Bob, il medico alcolizzato si sveglia in trappola, con un redivivo Gareth che gli spiega come sia stato davvero "necessario" mangiarlo (abbiamo, quindi, la prova del nove sul fatto che i Termiti fossero degli insaziabili cannibali), con tanto di inquadratura finale che mostra come gli altri Sopravvissuti, appunto quelli di Terminus, stiano banchettando con la gamba del povero ragazzo di colore. Era morsa? Non era morsa? Amputandogli l'arto, i Cacciatori gli hanno salvato la vita? O sarà comunque divorato, pur costringendo anche Gareth e compagnia ad una morte per avvelenamento? Con tutto questo cumulo di domande ormai diretto non solo verso il prossimo episodio, ma credo addirittura verso i prossimi due, inizierei la mia analisi parlando della piega generale presa da questa Quinta Stagione: è una piega positiva, e questo è tanto eloquente quanto innegabile. Interessante, viva, inaspettata: la trama di questi primi due episodi ci sta tenendo incollati allo schermo dall'inizio alla fine, e la dimostrazione lampante è proprio in questo "I Sopravvissuti": pur giostrando sottoritmo, almeno rispetto alla Season Première, la puntata mantiene la soglia dell'attenzione su buoni livelli, ed accende il finale con tutte le domande possibili sul destino (probabilmente segnato) del povero Bob. Detto questo, resto della mia opinione su questa Quinta Stagione di The Walking Dead, e la mia opinione è che il livello dello show sia nettamente calato. Non nella scenografia (anche se la computer grafica del primo episodio era una roba da ridere), non nella recitazione, non nello script in generale, ma in qualcosa di ancora più importante: nella caratterizzazione dei personaggi.

Non amo chi va perennemente controcorrente e sarebbe sbagliato dire che una cosa non mi piace solo perché "piace a tutti gli altri", ma l'impressione evidente è che Scott Gimple abbia scelto decisamente la via più breve per far ottenere consensi al suo show. Parliamoci chiaro, dai! Cosa è successo a Rick? Prima conferma ad Abraham che andranno a Washington, poi ci ripensa e fa il duro, poi bastano due parole (peraltro nemmeno troppo commoventi) del militare, dopo una missione inutile che ha messo a repentaglio la vita di Bob (anzi, probabilmente gliela è costata), per farlo sorridere paciosamente e dire che "ok, mi hai convinto, andremo di corsa a Washington!". Manco avesse parlato un oratore latino! QUESTO Rick sarebbe il leader che il gruppo va cercando? E cosa dire di Carl, che passa dall'essere un perfetto ragazzino-killer senza scrupoli ad un bonaccione che spera nella gentilezza d'animo del prossimo, per l'assurdo principio per cui "non tutti possono essere cattivi". Pronto? Parliamo con la stessa direzione degli anni scorsi? E' ancora il Carl che prendeva lezioni di vita da Shane e che faceva la morale al padre Rick per essere troppo buono, e per avergli fatto perdere la madre per la sua continua riluttanza? Che evento clamoroso ci siamo persi, per giustificare questo cambiamento? Ridicola, poi, la forzatura nel far sembrare perdente la positività di Bob. Uno show come The Walking Dead, ma anche QUALSIASI altro show televisivo, per essere verosimile deve semplicemente riportare sullo schermo quello che può succedere nella vita: l'imprevedibilità delle cose. Tanto premesso, è possibile che in TWD chiunque abbia un briciolo di intenzioni positive debba SEMPRE morire appena le mostra al resto del gruppo? Perché non mi pare umanamente possibile che il colpo di sfortuna (in questo caso lo zombie sommerso) capiti puntualmente a chi spera in un futuro migliore ed a chi cerca di confortare il cuore non solo degli altri membri del gruppo, ma anche degli spettatori. Quando era toccato a Dale, nella Seconda Stagione, ci poteva stare: lui stesso si era quasi arreso ad un mondo non più suo e si era allontanato con la guardia abbassata dalla fattoria; ma da lì in poi, possibile che il processo di santificazione-eliminazione di questo programma non sia arrivato a conoscere interruzioni? Perché penso a Hershel, elevato a spirito-guida in non so quanti episodi della Quarta Stagione, da alcolizzato egoista che era, prima di essere decapitato dal Governatore, o a Lori, finalmente pronta a tornare con Rick ed a ricominciare una bellissima vita coniugale subito prima di morire per il parto, o ancora a tanti altri personaggi, anche non primari, come Martinez, Pete e via dicendo.

Se il senso di TWD è dire che bisogna adeguarsi alle cose ed essere bestiali in un ambiente bestiale, io ci posso anche stare; ma se il senso è dire che le cose più brutte capiteranno sempre e comunque a chi è fiducioso e positivo…beh, in quel caso stiamo accontentando una massa poco raffinata, e quando si accontenta una massa, temo, la profondità del messaggio che si lancia è DECISAMENTE meno poderosa.