Roma - Dopo una lunga attesa da parte dei cinefili, testimoniata soprattutto dal sold out dei biglietti registrato in poche ore, è sbarcato al festival del film di Roma “Love, Rosie” (tradotto in Italia con il titolo “Scrivimi ancora”). La pellicola, che ha come protagonisti Lily Collins e Sam Claflin, acclamati da moltissime fan in attesa da ore, ha una trama piuttosto semplice, in quanto racconta di due ragazzi, Rosie e Alex, legati da un’amicizia che dura sin dall’infanzia e che, come spesso succede si è lentamente trasformata in qualcosa di più profondo.

Entrambi sognano di apportare un cambiamento radicale alle loro vite e di lasciare la loro città, Dublino, per trasferirsi negli Stati Uniti. Una serie di imprevisti però, faranno dividere le loro strade portando Alex a Boston e Rosie, incinta all’insaputa del migliore amico, in Inghilterra. Tuttavia, durante i quindici anni che li hanno divisi, i ragazzi hanno mantenuto i rapporti attraverso una corrispondenza epistolare, fatta di lettere, e-mail e SMS, aggiornandosi sulle evoluzioni delle loro vite e non abbandonandosi mai del tutto, che li porterà a comprendere l’amore che non ha mai smesso di legarli. Nonostante possa apparire come un semplice film romantico, “Love, Rosie” è in realtà una pellicola ricca di gag divertenti e numerosi imprevisti, che danno una buona dinamicità al film, impendo il crearsi di momenti di noia.

Un’altra pellicola estremante attesa dagli appassionati è il thriller “Gone Girl” di David Fincher, tratta dal libro “l’amore bugiardo” di Gillian Flynn, che racconta la crisi matrimoniale di una coppia apparentemente perfetta, interpretata da Ben Affleck e Rosamund Pike. In occasione del suo quinto anniversario di matrimonio, Nick Dunne annuncia che sua moglie Amy è scomparsa. Soggetto alle forti pressione della polizia, Nick si trova a dover ammettere i numerosi problemi con la moglie, gravi al punto da arrivare ad essere sospettato da tutti come il responsabile della sparizione. Partendo da questo mistero, il regista si è servito di vari generi per raccontare il rapporto della coppia, ma allo stesso tempo riuscire a fare un’analisi completa della società con tutti i suoi stereotipi.

Tra i film di questa manifestazione che hanno avuto, ingiustamente, poca attenzione da parte di critica e pubblico, spicca “Spartacus e Cassandra” del regista francese Ioanis Nuguet. I protagonisti di questa pellicola sono due bambini Rom, Spartacus e Cassandra, seguiti nel loro percorso di vita. Percorso che, come quello di tutti coloro che appartengono all’etnia Rom, è già scritto: prima si impara a parlare, poi a camminare, poi a stare in equilibrio su un filo steso ed infine a rubare autoradio e pezzi di macchine nei parcheggi. Quello che emerge è come questi bambini, molto legati ai genitori, perseguono uno stile di vita nomade non tanto per un reale senso di appartenenza, quanto per l’incapacità di guardare oltre, faticando a comprendere l’importanza di andare a scuola e uscire dall’analfabetismo, imparando a leggere e a scrivere. Spartacus e Cassandra tuttavia, rimasti per un tempo abbastanza lungo nello stesso luogo, tanto da aver iniziato a frequentare la scuola, nel momento in cui la legge disporrà lo sgombero del loro campo, si troveranno a dover scegliere se abbandonare quello che, con molta fatica avevano costruito, o se dire addio ai loro genitori e quindi alla vita da nomadi. Questa indecisione è accompagnata allo stesso tempo dalle difficoltà di integrazione dei due bambini con un contesto culturale che, nonostante gli sforzi, rimane lo stesso altro rispetto al loro, e che li porta ad essere sempre divisi tra le loro origini e il desiderio di una casa vera. La grande angoscia di Cassandra e Spartacus, interpreti di loro stessi, è resa da Nuguet con la scelta di riprendere in digitale sporco, con una fotografia che spesso risulta bruciata per l’eccesso di luce.