Ti capita di ritrovarti tra le mani qualche dvd di tua sorella, cinefila ed adolescente, tra quelli che hai portato con te per passare qualche notte d'autunno nella tua città universitaria. Uno di questi è (500) Days of Summer di Marc Webb….ed il risultato è che, nonostante sei un ragazzo e nonostante le tue commedie d'amore preferite abbiano la profondità introspettiva massima di uno Hugh Grant che si porta al letto mezzo mondo, te ne innamori in modo completo ed incondizionato. La storia si racconta sotto il punto di vista di Tom (all'epoca un non ancora del tutto noto Joseph Gordon-Levitt), un ragazzo con una laurea in architettura gettata nel dimenticatoio insieme a tanti sogni ed una mezza realizzazione professionale come scrittore di biglietti per le ricorrenze obbligate (Natale, compleanni, San Valentino e via dicendo); è un romantico, crede nell'incontro d'anime, quello con la I maiuscola, nel colpo del destino che, prima o poi, gli farà avere affianco la sua vera ed unica "metà della mela", la donna con cui, finalmente, riuscirà ad essere del tutto felice.

Summer (Sole, nella disgraziata traduzione italiana, impersonata dalla perfetta Zooey Deschanel) è una ragazza tanto affascinante quanto anaffettiva, non ha mai superato la delusione della separazione dei genitori e non crede nell'amore. Tom è cresciuto a pane e pop romantico degli anni 80', quel pop tanto dolce quanto nostalgico che ha commosso i cuori di almeno un paio di generazioni, ed ha legittimato la sua visione dell'amore su un'interpretazione decisamente personale del finale de "Il laureato"; Sole non vuole appartenere a nessuno, né come fidanzata né come moglie, e rivendica al mondo il suo continuo essere anticonformista, in un rapporto quasi masochista con la vita che la rende carnefice e vittima allo stesso tempo dell'incomunicabilità dei tempi che corrono. Un giorno, il giorno numero 1 dei (500) Days of Summer che danno il titolo a questo piccolo capolavoro di Marc Webb (e per favore, il titolo italiano lasciamolo da parte….), Sole viene assunta come segretaria dal capo di Tom: da lì in poi, due vite del tutto diverse si incontrano e danno luogo, per i circa due anni di storia che ci vengono raccontati, a qualcosa di decisamente commovente. I 500 giorni di cui si parla, che investono lo spettatore in un ordine non cronologico e con un tantissimi, voluti, salti temporali, faranno capire come la storia tra Tom e Sole sia nata, cresciuta, come abbia portato ad una fusione d'anime bellissima e dolcissima, ma anche di come poi sia finita, lasciando il romantico Lui nello sconforto più totale, appigliato ancora alla speranza di riavere la sua amata prima e rassegnato ad un dolore insopportabile poi. Io vorrei parlare di tutto, e mi piacerebbe fermarmi su ogni minuto di girato per elencare la stupefacente concatenazione di elementi che rendono (500) Days of Summer un film praticamente perfetto: dalla prefazione iniziale, in cui si specifica che "questo film è un totale prodotto di fantasia. Qualsiasi riferimento a persone o cose è puramente casuale.

Specialmente per te, Jenny Beckmann. Mignotta" (che la dice lunga su quanto possa essere VERA un'opera fatta con tutto questo amore: l'amore di dedicare un film ad una persona, per quanto questa persona t'abbia fatto soffrire e ti stia costringendo, manco troppo indirettamente, a darle della mignotta sui teleschermi di tutto il mondo), alla clip con i titoli d'apertura, dove vengono mostrati due mondi, due esistenze, quelle di un Tom e di una Sole ancora bambini, che percorrono strade decisamente diverse prima di incontrarsi, chissà per quale ragione, in un punto: proprio quel punto che, anche se non come chi guarda si aspetterebbe, cambierà le loro vite in modo definitivo e totalizzante. Tom, col suo credere nell'amore vero pur pieno di un dignitoso rispetto per la differente visione di Sole, insegna alla ragazza ad amare nel corso di tutta la pellicola, pur non ricevendo, alla fine, il beneficio di usufruire lui stesso di quell'amore. Io, che credo nella Grande Bugia esattamente come Tom, passerei ore a scrivere di quanto Sole possa essere stata stronza, di quanto avrebbe saputo renderla più felice un tipo sveglio e dall'animo gentile come Tom rispetto al Signor Nessuno che lei decide di sposare a fine pellicola, ed aggiungerei anche che, ehi, Sole!, non ci crede nessuno a questo matrimonio che hai concluso in fretta e furia; lo farei, e lo farei con enorme enfasi, ma la mia parte più matura mi suggerisce di non poter dire proprio nulla, visto che, purtroppo, quali siano quelle maledette dinamiche per cui uno si vive una storia come l'Amore della vita e l'altro come poco più di un temporale estivo, tanto intenso nello scatenarsi quanto repentino nello scomparire, non le conosciamo oggi e probabilmente non le conosceremo mai. Certo, Sole mette subito in chiaro a Tom che le sue intenzioni non sono serie, questo le va riconosciuto; solo che poi gli da la mano, lo tratta come un vero fidanzato, addirittura si apre e pronuncia nel letto, in un momento di rara intimità, le famose parole che farebbero crollare anche il più cinico dei playboy ("Le cose che ti ho appena raccontato non le ho mai raccontate a nessuno"): il ragazzo avrà anche avuto qualche diritto a costruircisi sopra due aspettative, no?

Se alla base di tutto questo non c'è un inganno, e non credo DAVVERO che ci sia, il discorso è un altro, ed è doloroso più per la Lei stronza della pellicola che per il Lui sedotto ed abbandonato: Sole ha paura (anzi è terrorizzata) di viversi l'amore vero che è scoccato con Tom, e per questo tronca il tutto alla prima occasione. Il finale de "Il Laureato", la cui visione la fa esplodere in un pianto interminabile, quando per Tom rappresenta il significato definitivo dell'Amore, racconta proprio questo: due amanti che riescono a scappare insieme, nonostante tutte le consuetudini ed il conformismo dilagante glielo avrebbe voluto impedire, e poi si incupiscono appena diventano consapevoli che, purtroppo, da lì in poi il futuro sarà comunque nebuloso ed incerto. Il sogno d'amore di Tom non vede e probabilmente non vedrà mai questa riflessione finale, mentre Sole, colpita a morte dalla separazione dei suoi, sa raccontare a chi ha vicino esclusivamente quel mare di difficoltà e quel pericolo di delusione cocente sempre costante, quello che forse troppo cinicamente chiama "vita" quando descrive a Tom cosa non è andata nei suoi (pochi) rapporti duraturi precedenti. Non è tutto, se consideriamo anche che Sole è una fan degli Smiths, la cui musica innalza il livello della colonna sonora del film di almeno cento punti, esattamente come Tom: proprio Tom, però, non può che essere rappresentato dalla splendida "Please please please let me get what i want" (e lui vuole Sole, questo è chiaro più che mai), mentre per lei non può che valere la "There is a light that never goes out" che li fa conoscere in un ascensore: una canzone su un amore che non si riesce a dichiarare del tutto, dove è più facile morire al fianco al proprio partner piuttosto che ammettere al mondo che lo si ama incondizionatamente, perché se "c'è una luce che non va mai via", è proprio quella delle delusioni passate che restano in gola o in fondo allo stomaco di chi le ha vissute e le ha sofferte veramente. Certo che anche "Sweet Disposition" fa la parte del leone ed accompagna in maniera praticamente perfetta un paio di incontri dei protagonisti, ma la vera chicca della colonna sonora è un'ineluttabile "Quelqu'un m'a dit" di Carla Bruni, dolce e ritmata al punto giusto nell'accompagnare i dubbi e le incertezze di un tenerissimo Tom nel momento in cui cerca di far luce su "cosa stanno facendo insieme" lui e Sole.

Perché qualcosa la stanno pur vivendo insieme, no? Hanno giocato a costruire la loro casa da Ikea, il kamasutra dentro la doccia certo non l'ha potuto fare Tom da solo, le discussioni su chi sia il Beatles migliore e l'assurda risposta che sia quel mediocre di Ringo Starr erano comunque tra lui e lei… insomma, questa "cosa" deve pur portare da qualche parte, no? (500) Days of Summer vince perché riesce a raccontare una storia vera e soprattutto NORMALE, una favola moderna dove i protagonisti non sono i bellocci di turno e lasciano respirare a chiunque guardi l'impressione di osservare la storia sua, del proprio migliore amico, o di quello che comunque esce in comitiva con te; Tom è Tom, ma potrebbe essere il Francesco, lo Jacopo o il Valerio della porta affianco. Per questo Levitt è perfetto nell'interpretazione pur essendo appena carino, pur non giocando una parte con un lavoro milionario e pur non riuscendo a raccontarsi eccellente in niente di particolare: la sua bellezza è dentro, ed a scoprirla si riesce solo conoscendolo con il passare dei giorni, amando le sue stesse passioni, comprendendo il suo credo, tutto quello che lo rende unico e davvero "anticonformista", un anticonformismo essenzialista che non si deve strillare con rabbia al mondo per sentirsi vero, come una certa cultura (e chiamarla cultura è un complimento) cerca di forzarci a fare, regalandoci una profondità di spirito uguale a quella di un robot. Sole è sì "fuori" dalla portata di Tom, sotto un certo punto di vista, ma quel punto di vista non è certamente fisico o intellettivo: l'amore di Tom è impacciato ed un po' sfigato, d'accordo, ma è così spontaneo che riesce davvero a sconvolgere la vita di chi ha vicino, anche se questo non basterà a farla essere sicura che il suo "incontro del destino" sia lui: il problema è nel fatto che Sole si chiude sin dall'inizio a qualcosa di diverso con Tom, e quando le cose iniziano così, purtroppo, hai voglia a dimostrare che l'amore vero esiste…

Così, in un finale che pare troppo affrettato e che invece va "compreso" per le tempistiche cinematografiche, Tom vede tramontare il suo Sole ed incontra una Luna che rimescola ancora tutte le carte, aprendo uno spiraglio di luce su un panorama che era diventato cupo e disilluso; e Sole sposa finalmente, insieme ad un uomo che l'ha abbordata al bar, le teorie del dolcissimo Lui della storia. Un happy ending un po' forzato, probabilmente, ma alla fine abbastanza verosimile; e mentre Tom si "libera" dell'ombra ingombrante di Lei con quel "ti auguro davvero di essere felice" finale, io a Sole vorrei augurare con tutto il cuore di venire DAVVERO travolta da un autobus mentre è in macchina con il suo nuovo amore, mentre la logica impone di non dire nulla e rassegnarsi al fatto che QUESTA E' LA VITA VERA, quel posto dove non tutte le ciambelle escono col buco, non sempre si può essere felici e, soprattutto, non tutti gli amori sono eterni. La vita va avanti ed ognuno, per altre strade, potrà cercare di essere felice. Soltanto che, Sole, tu non l'hai capito, ma con uno come Tom lo saresti stata molto di più.