Il pozzo della memoria. Si butta dentro un secchio e si tira su. Ma l’acqua che il nostro secchio tira su spesso ci rimanda soltanto dei nobili riflessi argentei. Perché molte volte, ciò che rimane nel nostro passato è un insieme di luci e di ombre che possono anche lasciarci dubbiosi davanti a quella che Leopardi chiama “la vastità incomprensibile dell’esistenza”. Naturalmente alla mia età, malgrado gli acciacchi, non è che sia del tutto spenta la voglia di vedere o di fare altre cose. Però gli anni sono quelli che sono e non è certo facile essere ottimisti.

Anche se l’ottimismo resta una forza, direi una necessità e un alimento che invita a resistere: quel resistere che poi significa gioa e voglia di vivere. Naturalmente non è facile trovare un punto fermo quando sei prossimo alla fine della vita, puoi trovare qualcosa dentro di te, come scrisse Tiziano Terzani, perchè se non hai niente dentro non troverai mai niente fuori. E qui può aiutarti Sant’Agostino con questa acuta osservazione: “Gli uomini viaggiano per stupirsi degli oceani, dei monti e dei fiumi” ma spesso “passano accanto a se stessi senza meravigliarsi”. E’ pur vero sosteneva ancora Terzani “che nessuno può portare a casa un’alba o un tramonto”. Ma proprio dal tramonto della vita noi possiamo portare a casa, e custodire, il ricordo delle azioni positive, delle memorie più care, e delle esperienze migliori che abbiamo vissuto. Forse come dice Stearns Eliot, sarà solo la fine del nostro esplorare, sarà arrivare là dove siamo partiti.

Ma sarà comunque. Al di là di tutto, una sorta di risorsa contro gli acciacchi, le delusioni dell’età, e un modo per non rinunciare del tutto all’ottimismo.