Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro in perpetuo volo. La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch'essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca. “Gabbiani” di Vincenzo Caldarelli

Questa struggente lirica, dolce e tormentata, ben si addice ad un’icona femminile internazionale, Amelia Mary Earhart. Ella può essere considerata, per molti aspetti, una personificazione del famoso libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” o, meglio, della libertà delle donne, per la sua passione per il volo. Infatti Amelia Earhart, alla guida di un aeroplano nel 1932, fu la prima donna ad attraversare l’Atlantico in solitaria. Ella vinse numerosi riconoscimenti nell’aviazione, disegnò il primo “outfit per pilote”, divenne famosa anche grazie al sostegno di suo marito George Palmer Putnam, fu un’ influencer ante litteram e paladina dei diritti civili femminili.

Tutto questo in un periodo in cui la donna era relegata in un ruolo di subordinazione sociale, per cui molti avrebbero voluto Amelia a “fare la calza” in casa. Non a caso, sulle colonne di un giornale dell’epoca,  si cercò di denigrarla chiedendosi se avesse  saputo fare una torta! Altri tempi? Forse. Ma a quante donne, oggi, é stimolato, fin da bambine, l’interesse per le materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica)?

L’ultima sfida di Amelia era quella di fare il giro del mondo in volo. Purtroppo del viaggio di lei e del copilota Frederick Noonan non si ebbero più notizie a partire da un punto vicino alla Nuova Guinea nel 1937. Apparentemente il suo ultimo viaggio fu una sconfitta ma, nell’ultimo messaggio al marito, Amelia scrisse: “Ti prego di tenere conto del fatto che sono conscia dei pericoli che corro... Le donne devono tentare le stesse cose che tentano gli uomini. Quando falliscono, il loro fallimento deve essere una sfida lanciata agli altri.”. Questo guanto é stato idealmente raccolto dall’Associazione “Donne e società” con la tavola rotonda tenutasi nei locali di Palazzo Theodoli della Camera dei Deputati. Il titolo della manifestazione é stato: “Opportunità e criticità del lavoro, oggi”. L’introduzione ed il coordinamento é stato della Dott.ssa Donatina Persichetti, Presidente Associazione “Donne e Società”. Tra i qualificati relatori si citano: l’On.le Silvia Costa, già Presidente Commissione Cultura ed Educazione del Parlamento UE; la Dott.ssa Caterina Flick, Responsabile Ufficio Affari legali Agenzia per l’Italia Digitale; il Dott. Raffaele Morese, già Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale; la Prof.ssa Paola Panerai, Referente Gruppo Lavoro “Donne e Società” (in foto).

Il fine della tavola rotonda é stato quello di fare il punto dello stato dell’arte in tema di occupazione femminile. Il lavoro, infatti, é uno dei fattori essenziali dell’indipendenza a tutto tondo che, a sua volta, é tra le basi delle libertà di scelta. Indubbiamente sono notevoli i progressi in tema di parità di genere. Tuttavia permangono  alcuni pregiudizi ed ostacoli da superare. Un primo esempio é il divario salariale, nonostante esso sia un tema presente nei dibattiti politico-sociali. In secondo luogo i compagni di vita sono maggiormente presenti nel coniugare casa e lavoro, ma il carico continua a pesare maggiormente sulle spalle delle donne, soprattutto in riferimento alla cura. Questo può significare, per le donne, optare per il part-time (o il licenziamento) con effetti negativi sulla realizzazione personale, sulla carriera professionale, con un minore versamento dei contributi e, di conseguenza, una pensione più bassa. D’altronde quante donne, in fondo al loro cuore, si sentono in colpa quando si separano dalla famiglia per lavoro?

Alcune interessanti proposte sono emerse nel corso della tavola rotonda per contrastare questi fenomeni. Tra di essi si citano un periodo sabatico retribuito per aggiornamenti professionali, cura parentale, che potrebbe essere riscattato verso la fine dell’età lavorativa, ovvero una fase in cui si é maggiormente liberi da impegni familiari. Un altro importante tema sottolineato nel corso dell’evento é stato un differente concetto di smart working dato che, nei prossimi anni, si dovranno affrontare delle profonde e spinose sfide lavorative poste, ad esempio, dall’Intelligenza Artificiale. Esse difficilmente potranno essere sostenute continuando ad avere come stella polare le tradizionali 40 ore in presenza. Maggiori risultati si potrebbero avere puntando su attività legate ai risultati lavorativi. Questa considerazione significa un cambio culturale, ovvero il passaggio della concezione del dipendente da ricevente di comandi a soggetto attivo, in grado di apportare un proprio contributo all’azienda. In questa linea la sensibilità femminile può apportare un valore aggiunto, in particolare se accentuata da una preparazione scientifica ed un approccio mentale umanistico, forgiati nel corso dell’età scolastica. Quanto detto con positivi effetti soprattutto nell’asettico ecosistema dell’innovazione e della tecnologia. Per questo l’Associazione “Donne e Società” dedicherà a questi temi un altro appuntamento. Esso sarà aperto ai contributi di coloro che vorranno continuare la storia di Amelia ed il suo sogno di volare liberi verso il cielo.