È dal 6 ottobre 2017 che Liam Gallagher, la voce degli Oasis, ci ha sorpreso con il suo ritorno, che ha visto l’uscita del suo primo album solista, As you were, e l’annuncio di un tour europeo, arrivato il 26 febbraio a Milano e il 27 febbraio a Padova.

Nella prima data italiana, a Milano, ad una temperatura sotto lo zero, la fila è lunga davanti al Fabrique, la folla è eterogenea, c’è chi veste anni ’90 con parka verdi militari, chi porta magliette del Manchester, chi ha assistito alla nascita degli Oasis, e chi,  quando nel ’94 uscì il loro album d’esordio Definitely Maybe, non era nemmeno nato.

Il pubblico è con lui prima ancora che esca sul palco: «Liam! Liam! Liam!». Tra cori,  urla, ansia comune e trepidazioni varie, il gelo che c’era all’esterno si dimentica, e alle 21,00 spaccate, Liam Gallagher sale sul palco con l’atteggiamento che da sempre lo contraddistingue, fiero e pieno di sé, ma che allo stesso tempo lo ha reso un’icona del Britpop, proprio perché c’è qualcosa di irresistibile nella sua strafottenza e nella sua presenza scenica: «Sono come un pugile che sale sul ring, l’unica differenza è che io combatto con le mani dietro alla schiena, perché non ho bisogno di colpire la gente per stenderla. Mi basta cantare». Microfono fisso al centro del palco, la sua classica postura con le braccia incrociate dietro la schiena, le luci diventano più forti, le prime note di Rock ‘n’ Roll star, e in meno di 30 secondi Liam Gallagher conquista la folla, che perde completamente il controllo in un’ondata di suoni aggressivi e familiari, una pura scarica di adrenalina, tra persone che saltano e magliette che vengono lanciate. 

Liam con la sua voce intatta riscalda il Fabrique, non è cambiato di una virgola, non sbaglia un attacco e da al pubblico quello che vuole sentire, sembra di essere tornati indietro nel tempo, con poche canzoni riesce a cancellare gli anni di assenza, come se non se ne fosse mai andato dal palco. L’atmosfera infiammata ti fa quasi sperare in un (impossibile) ritorno degli Oasis.  Liam Gallagher è uno dei pochi a scatenare in concerto un’energia nervosa, a catalizzare rabbia intorno ad una scaletta di canzoni costruita sull’attesa di un ritornello, di una strofa liberatoria, non solo per una generazione di nostalgici ma per chiunque, come lui, non abbia bisogno di cercare nella musica rock niente di più di quello che ti può dare. La scaletta si dimostra perfetta e ben studiata, in quanto vede il giusto mix tra presente e passato, tra brani degli Oasis e brani dal nuovo album solista, senza creare alcuna nostalgia, ma piuttosto una celebrazione del ritorno di Liam.

La fine del concerto, dulcis in fundo, ci ha messo di fronte le canzoni più simboliche, e belle, degli Oasis: Wonderwall, in cui Liam ha esortato ancora di più il pubblico, lasciandogli i primi due ritornelli; Cigarettes & Alcohol, che ha visto la partecipazione di Bonehead, lo storico chitarrista degli Oasis; Live Forever, in cui la voce limpida e graffiata di Liam Gallagher è emersa alla perfezione, creando un momento quasi romantico; una chiusura di concerto ineccepibile. Il concerto si conclude, e ti lascia con un sorriso soddisfatto ed emozionato, ma la nostalgia già si fa spazio nella tua testa, e quasi ti sembra impossibile che lì davanti a cantare per te ci fosse Liam Gallagher.

La scaletta:

  • Rock ‘n’ Roll star
  • Morning Glory
  • Greedy Soul
  • Wall of Glass
  • Paper Crown
  • Bold
  • For What It’s Worth
  • Some Might Say
  • Slide Away
  • Come Back to Me
  • You Better Run
  • Universal Gleam
  • Be Here Now
  • Wonderwall
  • Cigarettes & Alcohol
  • Live Forever