Venezia è più forte del virus e del 2020 e accetta anche una mostra del cinema più inusuale, all’alternativa di non farla. A differenza di tanti altri festival del cinema, Venezia c’è stata e ci ha dato una spinta in più verso la ripartenza.

Seppur tra mascherine, muri e distanziamento sociale, la mostra non ha mai smesso di tenere alta la bandiera del cinema, che, mai come nell’ultimo periodo di isolamento e di solitario sconforto nelle nostre case, si è rivelato essere uno dei nostri più fedeli compagni, quasi una spalla su cui piangere.

La mostra è stata inaugurata dal film di Daniele Lucchetti, Lacci, tratta dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone. Ad interpretare la pellicola troviamo Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher.

La serata d’apertura ha visto come madrina l’attrice Anna Foglietta e premiata con il Leone d’oro alla carriera l’attrice Tilda Swinton, che con il suo discorso non ha perso l’occasione di ricordarci l’importanza del cinema, la fortuna di avere una mostra come quella di Venezia, ma soprattutto di avere cura del nostro patrimonio culturale, che troppo spesso sottovalutiamo: “Vorrei dire per conto di tutti noi e insieme alla grande Ann Hui (anche lei Leone d'oro alla carriera di questa edizione, ndr), vorrei ringraziare la nostra sublime Venezia, il festival del cinema più venerabile e maestoso della terra, per aver alzato la sua bandiera quest'anno, l'anno della visione 2020, per ricordarci che certe cose non vanno da nessuna parte. Mentre affrontiamo i nostri conti, mentre impariamo a riporre la nostra fiducia nell'evoluzione e nei suoi inevitabili cambiamenti mentre ci liberiamo irrevocabilmente di quello che ci degrada e ci sconfigge e scopriamo e impariamo ad assumere la responsabilità e ad avere cura di tutti i tesori sia naturali che culturali, possiamo continuare a fare affidamento sul grande, elastico, vasto, selvaggio, brioso, sconfinato e perpetualmente inclusivo stato del cinema”.