Il dono può avere un significato ambivalente. Il primo é simbolicamente rappresentato dalla celebre frase pronunciata da Laooconte nell’Eneide: “Timeo Dànaos et dona ferentes” (“Temo i greci, anche quando fanno i regali”.

In altre parole il dono, analogamente al Cavallo di Troia, può essere uno strumento per ingannare l’altro, ottenendone la fiducia (ed anche i favori). Per comprendere il secondo senso é opportuna una precisazione tra due termini che solo apparentemente sono uguali. Il riferimento é alla discrepanza tra donazione, in sostanza il trasferimento di un bene come, un’offerta materiale,  un’elargizione economica e dono che costituisce essenzialmente una relazione interpersonale.

Nel primo caso, quello della filantropia, vi é una riduzione della valenza della regalia attraverso il rischio che colui che riceve possa sentirsi umiliato ed offeso nella sua dignità. Nella seconda ipotesi, invece, é posto maggiormente l’accento sull’identità dell’altro. A tal proposito, si tenga conto dell’ammonimento di Seneca che, in una sua opera, scriveva: “Non c’è odio più funesto di chi ricevendo una donazione non è messo nelle condizioni di reciprocare. Chi ha ricevuto, prima o poi ucciderà il suo benefattore”. A questo punto, si potrebbe obiettare: “perché donare alla luce dei pericoli descritti?” Il donare é un’arte che gratifica dando un senso a colui che agisce favorendone anche l’opera. Quest’ultima deve essere distinta dall’attività, ovvero l’oggettiva metamorfosi di un materiale da parte dell’artigiano. Nell’opera, invece, l’azione dell’uomo modifica sia l’elemento concreto che l’agente. Detto diversamente, si pone in essere una relazione che non deriva dall’utilitarismo, da uno scambio, ma dal principio di reciprocità, da cui stanno emergendo nuove forme di partecipazione ed aggregazione.

Tra questi sistemi di relazioni, un modello virtuoso che favorisce una ricostruzione sostenibile dei territori ci é stato illustrato nel corso di un press tour. Esso ha avuto per oggetto la Destination Management Organization (DMO) denominata “ES.CO: Esquilino Comunità – La Porta di Roma” che si occupa di turismo nella zona Esquilino della Capitale. Il fine di questa organizzazione é quella di fare del quartiere in oggetto un laboratorio per uno sviluppo turistico che valorizzi il capitale culturale e quello umano.

Fra i suoi soci vi é un partner che rappresenta un importante tassello del percorso  di riqualificazione del rione. Il riferimento é a Palazzo Merulana, che ci é stato presentato da una guida d’eccezione, Serenella Di Marco (in foto), la quale é Responsabile della struttura per le mostre e la didattica. L’aspetto accattivante di Palazzo Merulana é nel suo concept innovativo.  Esso punta a superare lo schema classico della fruizione museale per avviare un dialogo dinamico, osmotico con il territorio e con i cittadini, realtà sociali, culturali, turisti. Inoltre, l’edificio é un punto di riferimento dell’arte contemporanea in cui é possibile visitare la ricca e pregevole collezione di opere della Fondazione Elena e Claudio Cerasi. Senza dimenticare le mostre, letture, spettacoli, presentazioni di libri, incontri con autori, artisti, laboratori. In questa programmazione vivace, é di grande successo un format denominato colazioni d’autore, in cui la storia e le opere d’arte dell’edificio si combinano con un’attività educativa e momenti di convivialità e di socialità. Palazzo Merulana, quindi, intende porsi come una sorta di “agorà culturale” in cui, accanto all’animazione di un territorio, viene offerto anche un luogo di incontro. Esso può essere sia gourmet con le specialità enogastromiche, sia gratuito offrendo la visione di alcune opere senza pagare il biglietto sorseggiando un té o gustando un piatto nella caffetteria. Inoltre, la struttura mette gratuitamente a disposizione delle postazioni per coloro che volessero una sede “cool” per lo smart working.

Un altro socio della DMO “ES.CO.” é l’Acquario Romano. Esso, analogamente alla struttura precedente, dopo alterne fortune é ritornato in auge, ed é attualmente sede sia dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, sia della Casa dell’Architettura. Sono queste due istituzioni ad assicurare il decoro dell’Acquario con un risparmio per le casse capitoline. I medesimi enti, oltre ad assicurare le attività per i propri soci, agevolano le iniziative che provengono dal territorio. Si é creato, quindi, un solido vincolo con la comunità rionale che vede, nell’Acquario, una sorta di “villa condivisa”.